Rubygate, Noi Siamo Chiesa: “Bagnasco conferma la politica del do ut des”
Vittorio Bellavite
, portavoce nazionale di “Noi Siamo Chiesa”
“Ero convinto che lo sconcerto e il disgusto, diffusi ovunque in questi giorni nel mondo cattolico (parrocchie, vescovi, associazioni…) di fronte allo scandalo che è sotto gli occhi di tutti, si manifestassero adeguatamente nella prolusione del Card. Angelo Bagnasco al Consiglio Permanente della CEI di oggi. Mi aspettavo una posizione che rappresentasse tutti i cattolici di fronte al degrado del costume (con gravi ricadute sulle istituzioni) di cui è stato ed è responsabile il Presidente del Consiglio.
Ma la relazione di Bagnasco ha ceduto alla logica dei rapporti di potere suggerita dalla Segreteria di Stato e dalla sua politica di do ut des nel rapporto tra la Chiesa e le istituzioni della nostra Repubblica. Questo testo non chiede a Berlusconi di presentarsi di fronte ai giudici, non esprime l’offesa arrecata alla dignità di ogni donna; sussurra parole generiche invece di esprimere una vera forte denuncia della situazione e del retroterra culturale ed etico che ne stanno alla base. Le parole flautate del Presidente della CEI sono così interpretabili a piacimento e a proprio favore da opposte aree culturali e politiche presenti nella società italiana.
Ben differenti furono il linguaggio e la mobilitazione ai tempi del referendum sulla legge n.40, per il Family Day, contro i DICO ed ora a difesa della proposta di legge sul testamento biologico. Eppure le tematiche relative a queste “campagne” e quelle che sono davanti agli occhi di tutti in questi giorni, dovrebbero ispirarsi a un’unica sensibilità.
Riuscirà il Consiglio Permanente, a differenza del consueto, a discutere veramente, dopo la prolusione di oggi, della situazione e a manifestarsi più attento al sentire del mondo cattolico profondo? E la grande maggioranza del popolo cristiano, nelle sue varie articolazioni, riuscirà a esprimere ad alta voce i sentimenti che la percorrono, scavalcando le prudentissime indicazioni gerarchiche ?”
(25 gennaio 2011)
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