Sanna Marin, una favola natalizia?
Liubov Shalygina
La nomina a primo ministro della trentaquattrenne Sanna Marin da subito è stata una delle principali notizie politiche del 2019. Marin non è soltanto una giovane donna, trovatasi al vertice della carriera politica, è anche la più giovane premier al mondo: donna, madre di un bambino piccolo ma con una grande esperienza a livello dell’amministrazione locale.
Ciononostante, non si può definire il suo un background tipico per un esponente politico di questo livello: Marin è cresciuta in una famiglia arcobaleno, in condizioni a dir poco umili e disagiate. E la futura premier, infatti, è stata la prima nella sua famiglia a terminare gli studi superiori e a conseguire la laurea. Il suo percorso politico è stato impressionante: laureata in scienze amministrative, è deputata al secondo mandato, dopo aver presieduto a lungo il consiglio comunale di Tampere, la seconda città della Finlandia. Marin è stata vicepresidente del Partito socialdemocratico quando alla guida vi era Antii Rinne, e durante la malattia del leader, lo scorso anno alla guida provvisoria del partito è riuscita ad innalzare significativamente il gradimento e la popolarità dei socialdemocratici. Non è superfluo ricordare che Marin alle ultime elezioni parlamentari è risultata essere in testa alle preferenze espresse nel suo collegio e al primo posto in tutta la Finlandia, elemento che le ha permesso di ricevere il posto di ministro dei trasporti e delle comunicazioni nel governo presieduto da Antti Rinne. Dopo le dimissioni di quest’ultimo, Marin ha preso il suo posto non solo perché vicepresidente del partito, ma anche perché è il volto più popolare dei socialdemocratici.
In questo momento in Finlandia vi è una situazione senza precedenti, dove i leader di tutti i partiti della coalizione di centrosinistra sono donne. Di queste, ben quattro sono under 35: la premier, il ministro delle finanze, il ministro dell’istruzione e il ministro degli interni – hanno tutte dai 32 ai 34 anni. Solo il ministro della giustizia è una donna di poco più di 50 anni. Il governo di Sanna Marin si distingue anche in questo, l’età media è di 47 anni, e vi sono 12 donne e 7 uomini.
Che cosa significa tutto ciò? Prima di tutto che le donne al potere hanno una lunga tradizione in Finlandia. Proprio il paese nordico è stato il primo al mondo a dare alle donne il suffragio completo, ovvero non solo il diritto di voto alle elezioni parlamentari, ma anche il diritto ad essere candidate al parlamento (il Granducato di Finlandia era parte dell’Impero russo, ma con larga autonomia – ndt). Immediatamente furono elette al parlamento 19 donne, ovvero il 10% dell’assemblea – un risultato di tutto rispetto. La maggioranza delle deputate aderivano al nuovo Partito socialdemocratico, che alle elezioni del 1907 ottenne una grande vittoria, superando di gran lunga sia i conservatori dei Vecchi Finlandesi che i progressisti dei Giovani Finlandesi (organizzazioni d’orientamento nazionalista e autonomista, inizialmente fino al 1894 con il nome di Partito finlandese – ndt).
Fino alla nomina di Sanna Marin, a rappresentanza dei socialdemocratici, in Finlandia c’erano già state al potere tre donne premier, e una donna presidente, Tarja Halonen (anche lei socialdemocratica), per due mandati.
L’altra causa principale è da ricercarsi nella necessità di un forte cambiamento, da tempo maturata nella società finlandese. Il precedente governo di destra, retto essenzialmente da uomini, non è riuscito a far fronte alle responsabilità che aveva preso su di sé: il suo principale progetto, la riforma del sistema sanitario e della sicurezza sociale, è stato fallimentare e dopo questo fiasco il governo è stato costretto a dare le dimissioni proprio alla vigilia delle nuove elezioni. Ovviamente si è trattato di manovre politiche, ma i centristi (il Partito del Centro), già forza principale di governo, sono scesi negli indici di gradimento e il loro leader è stato costretto a dimettersi, ed è stato sostituito dalla giovane deputata Katri Kulmuni, che a 34 anni è diventata il nuovo ministro delle finanze.
La nomina di Sanna Marin e la conseguente formazione del consiglio dei ministri, per la quale a capo della Finlandia si son trovate 5 donne, ha attirato grande attenzione in tutto il mondo: un paese piccolo, le cui peripezie politiche di solito non attirano i media stranieri, si è trovato sulla bocca di tutti. L’interesse della stampa straniera è stato subito molto alto, le richieste di intervistare la premier hanno superato tutti i record: ne sono arrivate nella settimana successiva alla nomina ben 400.
Ma l’entusiasmo per la nomina di Marin a capo del governo (e in Finlandia è il premier e non il presidente a concentrare nelle proprie mani tutto il potere) non è stato condiviso da tutti. Nella vicina Estonia il ministro degli interni ha parafrasato Lenin, parlando con disprezzo della Marin: “Se prima i comunisti aspiravano a far sì che ogni cuoca potesse governare lo stato, adesso vediamo che lo stato lo può governare una cassiera”. Il ministro Mart Helme, ignorando completamente la grande esperienza politica della Martin, ha ricevuto dure critiche, e i primi a criticarlo sono stati i colleghi deputati. Il primo ministro estone Juri Ratas si è scusato per le dichiarazioni di Helme, così come la presidente Kersti Kaljulaid, e alla fine lo stesso ministro è stato costretto a porgere le proprie scuse alla Marin. La situazione in Finlandia è stata riassunta al meglio dal noto scrittore Jari Tervo, che su Twitter ha scritto: “In Finlandia una cassiera può diventare primo ministro. In Estonia, evidentemente, un idiota totale può diventare ministro degli Interni”.
Marin e il suo governo non sono stati però esenti da critiche nella stessa Finlandia. L’organizzazione femminile del Partito di coalizione nazionale (attualmente all’opposizione) ha subito definito il governo Marin come il “governo con il rossetto”, per poi ritrattare. La stampa scandalistica non fa altro che chiamare le cinque ministre le “Spice Girls”. Sanna Marin viene criticata, e spesso alla base di questi attacchi non vi è il fatto di essere donna ma… la sua età. Ma i critici non tengono conto che i due precedenti premier, Antti Rinne e Juha Sipilä, avevano meno esperienza amministrativa della Marin quando hanno assunto l’incarico, nonostante fossero più grandi.
Grazie alla nomina della Marin la Finlandia ha acquisito sulla stampa mondiale l’immagine di un paese dove alle giovani donne ogni possibilità è aperta, ma la realtà non è esattamente così rosea. Nel mondo del business ancora oggi comandano gli uomini: ad ogni euro in una busta paga “al maschile”, corrispondono 85 centesimi per le donne, e nelle grandi aziende quotate in borsa solo il 10% vede donne al timone. Nonostante questo, vi sono progressi.
Sullo sfondo del quadro politico europeo, la storia di una povera ragazza, giunta all’apice del potere, sembra davvero un racconto di Natale, soprattutto quando in Gran Bretagna vi è stata la vittoria schiacciante dei conservatori, i quali non ci pensano neanche alla possibilità di rendere l’istruzione universitaria gratuita, qualcosa di scontato per la Finlandia.
Sanna Marin muove i veri primi passi nella politica che conta. Dinanzi a lei ci sono parecchi obiettivi, il primo dei quali è aumentare il rating dei socialdemocratici (in discesa dopo le ultime elezioni legislative) e spodestare il partito populista e di ultradestra dei Veri Finlandesi (in Europa alleati di Salvini) dal primo posto nei sondaggi. Se vi riuscirà, questo potrà dirlo soltanto il tempo.
(22 gennaio 2020)
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