Santo Sepolcro, maxirisse e assolutismi religiosi

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di Michele Martelli

Gerusalemme. Tempio del Santo Sepolcro. Come da canovaccio, maxirissa di monaci e preti, armeni e greci, tutti cristiani ortodossi. Non li ferma nemmeno il rischio della blasfemia. Si sputano, scazzottano e bastonano. Irreali, come in un fumetto. Una farsa risibile, esilarante, che ha fatto il giro del mondo. Godibile in ogni blog e tv.
Ma la gustosa vicenda suggerisce due riflessioni.
A) La pluralità insuperabile dei cristianesimi. Non esiste il Cristianesimo (con la maiuscola!), ma tanti cristianesimi, diversi, divisi e, ieri come oggi, in conflitto. Solo così si spiega il paradosso di frati e preti cristiani di varia matrice che da sette secoli si azzuffano inferociti, con in mano ceri, arredi sacri e crocifissi, e ieri anche con spade e pugnali, in modo blasfemo, nel luogo sacro più simbolico della cristianità. Ognuno in nome del proprio Cristo disconosce e combatte gli altri. Come il papato romano, che promosse due secoli di Crociate per la conquista del Santo Sepolcro. La peggio l’ebbero non i turchi in armi, ma i cristiani ortodossi d’Oriente, vittime spesso indifese di violenze d’ogni genere (gli storici parlano di episodi raccapriccianti di bambini cotti vivi allo spiedo dai Crociati). Successivamente, il Tempio fu venduto dai musulmani pezzo per pezzo ai cristiani di sette eterogenee, che ancora se lo disputano. Il Cristianesimo? Mille e uno cristianesimi. Ciascuno convinto di possedere l’assoluta Verità. Come quel detersivo che fa il mio bucato più bianco del tuo. Ma se si può trovare una Verità sempre più vera dell’altra, ogni assolutismo relativizza quello altrui. In un processo all’infinito. La storia dei cristianesimi è il trionfo del relativismo. Con buona pace di Ratzinger. Il cattolicesimo? Un relativismo che si vergogna.
B) L’irrazionalità degli assolutismi religiosi. Per dirimere le discordie tra i cristiani del Tempio, da sette secoli due famiglie musulmane ne posseggono le chiavi. I musulmani più ragionevoli e laici dei cristiani? Ma quanto mai! L’islam è intoccabile, vietate critiche, opinioni e apostasie. I filosofi razionalisti, detti Mutaliziti, furono sterminati dai califfi. A proposito del Santo Sepolcro, si racconta di un musulmano, che, nel giorno del miracolo del Fuoco Sacro (a Pasqua i ceri della sacra tomba si accenderebbero per autocombustione), cadde da un pinnacolo e rimase illeso: si convertì, ma fu decapitato sul posto dalle guardie del califfo. Ciò che è “miracoloso” per una religione, per l’altra è un imbroglio. Sono noti gli scontri frequenti tra arabi ed ebrei per il controllo, a Gerusalemme, della Spianata delle Moschee (lì sorgeva anche il Tempio ebreo distrutto dai romani nel 70 d.C.). Il possesso anche simbolico di un luogo sacro è, ed è stato spesso, un inevitabile casus belli. Dalla passeggiata dell’ex primo ministro Ariel Sharon sulla Spianata partì, per reazione, la Seconda Intifada, nel 2000. Dalle maxirisse alle guerre, il passo è breve. Ogni religione difende con tutti i mezzi la propria esclusiva assolutezza. Contro i reprobi, i nemici e i fomentatori di disordini. La Chiesa romana dipinge l’arcangelo Michele nelle vesti di un guerriero che brandisce alta nella mano la sciabola vendicatrice. Ne ha fatto il simbolo dei milites Christi. Per Pio XII era anche il protettore della polizia scelbiana. Ancora ieri, in occasione di una Mostra micaelica approntata dal Dipartimento di studi cristiani dell’Università di Bari, l’“Avvenire” menzionava i luoghi garganici dove era passato S. Michele.
Sì. Un arcangelo itinerante in grotte e gallerie. Chi l’ha visto?

(13 novembre 2008)



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