Claudio Scajola (FI) – Ministro dello Sviluppo Economico
Anagrafe Nato a Imperia il 15 gennaio 1948.
Curriculum Laurea in Giurisprudenza; funzionario pubblico all’Inadel; consigliere comunale e poi sindaco Dc di Imperia; in Forza Italia e in Parlamento dal 1996, ministro dell’Interno e poi dell’Attuazione del programma nel governo Berlusconi-2; coordinatore del partito prima di Bondi e infine presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco); 3 legislature (1996, 2001, 2006).
Soprannome Sciaboletta.
Segni particolari Nel 1995 dice di Forza Italia, alleata con An: «Sono solo dei fascistelli». L’anno seguente cambia idea e si candida con i fascistelli. Per diventare ministro, nel 2001, si laurea in tutta fretta alla veneranda età di cinquantatré anni.
Fedina penale È il primo ministro dell’Interno della storia d’Italia ad aver conosciuto le patrie galere: non per le solite visite umanitarie, ma per esservi stato detenuto per quasi 3 mesi. La sua famiglia superdemocristiana ha regalato a Imperia tre sindaci: il padre Ferdinando (costretto a dimettersi negli anni Cinquanta perché sospettato di aver favorito il cognato per un posto di primario nel locale ospedale), il figlio Alessandro, e infine lui, Claudio, nel 1982. L’anno seguente, però, è già in manette. Arrestato dai carabinieri il 12 dicembre 1983, per ordine dei giudici milanesi (pm Davigo, Di Maggio e Carnevali, giudice istruttori Arbasino e Riva Crugnola) che indagano sullo scandalo dei casinò: una storiaccia di clan mafiosi siciliani che han messo le mani sulle case da gioco di Sanremo e Campione d’Italia, accordandosi con i politici locali.
Scajola è accusato di essersi incontrato in Svizzera con il sindaco di Sanremo e il conte Borletti – che aspirava al controllo del casinò sanremese – e di avergli chiesto alcune decine di milioni (una cinquantina, pare, dell’epoca), a titolo di «rimborso spese» per l’impegno profuso dai politici di Imperia e Sanremo. L’accusa è di tentata concussione: 70 giorni a San Vittore. Ma alla fine, dopo un lungo e accidentato processo, nel 1990 viene assolto. Non perché i fatti non siano realmente accaduti. «Ma perché – spiegherà il fratello Alessandro, anche lui deputato forzista – Claudio fece quel viaggio su incarico del partito». L’accusa, insomma, non riesce a dimostrare che quel denaro l’avesse chiesto per sé, anziché per il collega sanremese.
Assenze 253 su 4875 (5,2%) missioni 4557 su 4875 (93,5%).
Frase celebre «Fatevi dire da Maroni se Marco Biagi era una figura centrale. Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza» («Corriere della Sera», 30 giugno 2002).
«Potrebbe esserci un combinato disposto tra la vicenda Sme e il caso Telekom Serbia. Dopo quanto sta emergendo [dalle dichiarazioni di Igor Marini su Prodi, Fassino e Dini, nda], l’atteggiamento di molti potrebbe essere mutato. Alla fine l’immunità parlamentare potrebbe essere uno strumento più utile ad altri che a Berlusconi (…) Sono discorsi delicati, ma purtroppo l’Italia rischia di tornare indietro di dieci anni e, come si dice, à la guerre comme à la guerre…» (20 maggio 2003).
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