Scambi simoniaci: avanti tutta
Maria Mantello
18 febbraio, il prezzo del salvataggio
Le Tv sparano le immagini di un cardinal Bagnasco compunto e quasi costretto a incontrare Berlusconi in pubbliche cerimonie come quella avvenuta a villa Borromeo venerdì 18 febbraio per le celebrazioni dei Patti Lateranensi. «È stato un incontro istituzionale, di prassi, nella norma dell’incontro e del rapporto tra le istituzioni», ha dichiarato ai media il capo della CEI ben attento a non sbilanciarsi nel pieno dello scandalo papi-girls e sotto la pressione dei molti credenti che invece chiedono alla loro Chiesa parole chiare e forti di condanna.
Quell’incontro ufficiale era stato preceduto però da uno riservato e riportato solo da qualche organo d’informazione più coraggioso. Un incontro fuori dai riflettori per parlare in santa pace. Qui al capo del governo – accompagnato per altro ministro della finanza Giulio Tremonti (molto amato dal Vaticano per via di quel meccanismo sulle quote non espresse dell’8 ‰ e che consente alla CEI di incamerare più dell’80% dell’intero gettito) Angelo Bagnasco e Tarcisio Bertone hanno chiesto ancora più soldi (non bastano mai) per le scuole e università cattoliche, e leggi precetto su testamento biologico, famiglia, adozioni…
Insomma più Vaticano e meno Stato laico.
26 febbraio, suoni di campane e squilli di tromba
Il Papa all’assemblea della Pontificia Accademia per la Vita alza la posta e torna a tuonare contro la 194 e gli anticoncezionali che definisce «eclissi del senso della vita» e punta l’indice contro la pubblica sanità: «la donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto ‘terapeutico’»
Berlusconi interviene al 46 congresso dei Repubblicani (tra qualche fischio) e a quello dei Cristiano-Riformisti (un tripudio di acclamazioni) rassicura che il Governo è forte continuerà il suo programma del ’94 per affermare i “valori cattolici”: «Mai, finché governeremo noi, la famiglia tradizionale sarà equiparata alle unioni gay», «mai permetteremo l’adozione ai gay o ai single». E conseguente affondo contro la scuola statale, colpevole di non reiterare la “legge del padre”: «La scuola pubblica non educa: bisogna dare a tutte le famiglie italiane la possibilità di scegliersi una scuola privata», perché i genitori hanno la «libertà di non essere costretti a mandare i figli in una scuola di Stato dove si siano degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare».
Insomma, purché si salvi l’unto del Signore al diavolo diritti civili, libertà e autodeterminazione. Basta soprattutto con quella fastidiosa scuola statale, che non è (e ne è orgogliosa) scuola di precetto, ma fucina di ricerca libera nella libertà d’insegnamento e d’apprendimento.
(28 febbraio 2011)
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