Scarpe rosse. Lettera a Mr. Prossimo a uccidere
Ennio Cavalli
Ehi, Mr. Prossimo a uccidere una donna,
la tua o quella di un altro,
ma quale tua, ma quale di un altro,
uomo donna bambino e pensiero interiore
sono pezzi di luna incartata tra staffa e telaio,
congegni avvitati o svitati a ragion veduta,
mai a comando,
detto questo, tu che salti subito alla gola
come un fumetto sceneggiato male,
tu stravaccato prima del reato
sul divano del benservito
tessera sanitaria e elettorale
buone maniere incolori
cavalli nel motore
mutuo acceso
nessun raptus al momento
tu, proprio tu, Prossimo a uccidere,
com’eri da piccolo, si può sapere?
Involtino di riso
bignè circonciso
teatrino di valvole e visibilità
angelo paffutello
sottoposto a staffilate
fatto secco a schioppettate
quante ne hai prese
quante ne hai passate
a letto senza cena
per cena un po’ d’avena
sconfitto a rubamazzo
a morra, a moscacieca
a chi resiste di più sott’acqua
a chi resiste di più a se stesso?
Cosa ti tiene a galla prima dell’ingaggio
nel talent dei massacratori?
Cosa dice l’analista, perché fai agli altri
quello che non merita nessuno?
Va a finire che invece
ti trattavano bene
celeste ausilio
nessun colpo di maglio
o colata di fonderia
addosso al bebé, neanche in maturità.
Perché quando sbatti i denti sui tuoi fallimenti
te la prendi con il globo, le persone, i gigli?
Sei come tutti figlio dei figli,
che tu ne abbia o no,
Buddha che si depura con la tisana.
Toglitelo dalla testa,
nessuna donna è una polena
decoro frontale
custode del labirinto,
neanche truccata da capriccio universale.
Le telecamere del quartiere ti sanno
commosso al possesso
di acido muriatico, revolver, coltelli
passati di mano, da rigirare nella piaga,
dèjà vu invulnerabile
senza un dio, uno zio
un parente non meno delinquente
che ti storca il braccio fino a farti male,
al primo dolore con finto piacere
passeresti al piano B, lo sai anche tu
spadino animato, un colpo a salve
acqua di rose sull’occhio che ha visto.
Ehi, Mr. Prossimo a uccidere una donna,
la tua o quella di un altro,
ma quale tua, ma quale di un altro,
che stai facendo in questo momento,
ascolti Brahms, guardi la partita,
un thriller su Netflix
sgranocchi haiku e mandorle
sei al centro diagnostico, ti scopri dal di dentro,
fai le cose normali dei non indagati
degli sfrontati che non detestano il prossimo
tranne i Prossimi a uccidere?
Siamo in tanti, forse tutti
a non volerti più vedere
a condannarti a rinsavire
a non finire nella tromba delle scale
delle statistiche mefitiche.
Non ci sono strade sbagliate,
solo viandanti privi di bussola
e mucchi di scarpe spaiate
come dopo i funerali di Stalin,
scarpe rosse di donne scalze ammainate
martoriate.
Ehi, Mr. Prossimo a uccidere una donna,
la tua o quella di un altro,
ma quale tua, ma quale di un altro,
ancora una cosa.
Come maschera tragica sei una macchietta,
il tuo carattere è esaltato su lapidi e social
da rap carichi di camorra,
la storia la fai se sei il primo a sparare,
cito con ciò anche Cetto c’è e gli altri tuoi sosia,
***
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