Scontri all’Università di Pisa, gli studenti: “Aggredito il dialogo”
All’università di Pisa martedì 25 novembre è stato approvato Il bilancio di previsione del 2009 dal Cda in un ateneo militarizzato. Alcuni studenti sono rimasti contusi a seguito di una colluttazione con la digos e le forze dell’ordine. Nel pomeriggio studenti e precari dell’università di Pisa sono scesi in strada bloccando il traffico in Lungarno Pacinotti dove ha sede il rettorato. La via è rimasta bloccata per diverse ore.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa degli studenti di Università 2.0 e a seguire quello del nodo di Pisa della Rete Nazionale Ricercatori Precari
Gli eventi accaduti ieri in rettorato, gravissimi da tutti i punti di vista, hanno necessariamente bisogno di un chiarimento. Da parte nostra ci sentiamo in dovere di raccontare una versione dei fatti che seppur sia stata inizialmente testimoniata da varie agenzie di stampa, è sparita improvvisamente dalla cronaca, in favore delle versioni dell’ateneo e delle forze dell’ordine, entrambe tese a delegittimare il presidio di studenti contro l’approvazione del bilancio dell’ateneo, riducendolo a un problema di ordine pubblico.
La cosa per noi fondamentale da ottenere ieri era un evento pubblico di confronto, preliminare all’approvazione. Questo evento era stato richiesto e ottenuto nell’ultimo senato accademico, ma l’ateneo non solo non ha mai provveduto alla sua realizzazione, ma è arrivato a militarizzare il rettorato durante la seduta del CDA. Questa reazione di chiusura è dovuta alla difficoltà del rettore di giustificare il suo sostanziale adeguamento alla legge 133 e al decreto Gelmini: se fino a ieri era palese la sua passività nella protesta, il bilancio approvato dimostra l’inchinarsi senza appello al governo e l’abbandono di qualsiasi opposizione, come è chiaro dalla relazione tecnica che accompagna il provvedimento. Il rettore non sarebbe mai stato capace di affrontare un evento pubblico senza essere smascherato, quindi si è trincerato dentro un CDA blindato.
L’interno del rettorato era presidiato da una trentina di agenti in borghese, l’esterno da digos e reparto celere. Gli ingressi sbarrati. La volontà di incutere timore si è trasformata in repressione: il primo fatto grave, che mette in discussione la validità stessa della seduta, è l’espulsione del nostro consigliere d’amministrazione, allontanato poi di forza dalla Digos, che gli ha impedito di partecipare all’ultima parte della riunione e alla votazione finale.
L’espulsione è stata chiesta dal rettore quando il consigliere ha cercato di richiamare l’attenzione su ciò che succedeva all’esterno: la celere schierata che minacciava di caricare il presidio. Ma già prima allo stesso consigliere era stato impedito con violenza di uscire dal rettorato per parlare con gli altri studenti. Infine una decina di studenti, entrati da una porta secondaria del rettorato con la volontà di raggiungere la sala del CDA per invalidarne la seduta, sono stati respinti e malmenati riportando contusioni con prognosi di diversi giorni. L’ateneo accusa di "scarso rispetto per le istituzioni" il nostro consigliere d’amministrazione e di violenza il presidio: ma cosa significano le parole "democrazia" e "rispetto" in una situazione resasi tesa per il rifiuto al dialogo da parte del rettore? Di quale violenza veniamo accusati se siamo stati aggrediti verbalmente e fisicamente? Le forze dell’ordine hanno subito provveduto a far refertare in pronto soccorso due agenti e due lavoratori: si vuol far credere che pochi studenti siano riusciti a sopraffare le decine di agenti presenti nell’edificio. La realtà è che gli studenti cercavano di raggiungere la seduta pacificamente, ma inseguiti dalle forze dell’ordine. La gara a chi le ha prese non ci interessa, conosciamo il vincitore guardandoci i lividi. Ma sappiamo come vanno le cose in questi casi: ha ragione chi ha più potere.
Oggi il rettore ha messo in campo tutto il suo potere, la sua paura e la sua incapacità di gestire il confronto. Il bilancio approvato è fatto di tagli indiscriminati a didattica e ricerca, di esternalizzazione dei servizi e precarizzazione dei lavoratori, di investimenti edilizi poco chiari e di un mutuo di 82 milioni la cui estinzione è un problema rimandato ai posteri. A chi chiedeva chiarezza per tutto questo e rivendicava una maggiore partecipazione è stato risposto con la repressione. Noi rilanciamo con la richiesta di invalidare il CDA, visto l’allontanamento illegittimo del nostro rappresentante, e con la richiesta delle dimissioni del rettore. Nel frattempo continueremo con l’opposizione alla destrutturazione dell’università, con un compagno di viaggio in meno: ma meglio soli che male accompagnati… Noi non pagheremo la crisi: nè quella del governo, nè quella di un rettore incapace a gestire i problemi epocali dell’università.
Gli studenti di Università 2.0
Il nodo di Pisa della Rete Nazionale dei Ricercatori Precari esprime la propria condanna per i vergognosi fatti verificatisi oggi in Rettorato, durante lo svolgimento del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Pisa riunitosi per approvare la previsione di bilancio per il 2009. L’estrema difficoltà economica in cui versa il nostro Ateneo rende di assoluta importanza le decisioni assunte, decisioni – è bene ricordarlo – che riguardano la gestione di denaro pubblico e il futuro di tutte le persone a vario titolo legate all’Università di Pisa. In una simile situazione sarebbe opportuna e dovuta la massima trasparenza dei processi decisionali e una seria e coerente apertura al dialogo.
Le autorità accademiche hanno invece optato per un Consiglio blindato, e per un bilancio altrettanto blindato. In risposta al sit-in organizzato da studenti e precari, infatti, fin dal primo mattino i lungarni e i palazzi sono stati presidiati da camionette delle forze dell’ordine. Una reazione spropositata e inaccettabile, considerato soprattutto il carattere assolutamente non violento che hanno avuto sinora le manifestazione di protesta nel mondo universitario.
Pisa è diventata così la prima università italiana dall’inizio della mobilitazione dell’Onda a consentire l’intervento della polizia all’interno dell’Ateneo. Ciò ha implicato anche una reazione violenta a danno di studenti che stavano protestando in modo pacifico e legittimo. Un atteggiamento davvero stupefacente per le autorità accademiche che, Rettore in testa, fino a poco fa amavano rappresentarsi come i protagonisti della protesta.
Studenti e precari hanno chiesto sempre al rettore e alle autorità accademiche trasparenza nella gestione dell’Ateneo, dialogo per individuare possibili soluzioni alla crisi dell’Università, momenti di confronto pubblico. Il governo dell’Università di Pisa risponde con una chiusura totale e con il rifiuto di qualunque mediazione, fino al fatto inaudito di richiedere l’intervento repressivo di polizia e carabinieri.
Rete Nazionale dei Ricercatori Precari, nodo di Pisa
(27 novembre 2008)
MicroMega rimane a disposizione dei titolari di copyright che non fosse riuscita a raggiungere.