Scuola pubblica (e Costituzione), demolizione in corso
Michele Martelli
In pieno fervore i lavori di Berlusconi III per la demolizione della scuola e dell’istruzione pubblica a favore della scuola e dell’educazione cattolica. Costituzione della Repubblica italiana: «Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge» (art. 8); «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato» (art. 33). Se il governo privilegia la religione cattolica e ne finanzia le scuole, non tutte le religioni sono uguali davanti alla legge. Ce n’è una, la cattolica apostolica romana, che è più uguale delle altre. Palese la violazione della Costituzione. Che, sottoposta alle ruspe della ditta dell’Unto del Signore, continua a perdere pezzi da tutti i lati. Come un edificio in stato di demolizione.
L’“Accordo di revisione del Concordato Lateranense”, firmato da Craxi e Casaroli il 18 febbraio 1984, fu una vittoria di Pirro per lo Stato italiano. In realtà, un colossale inciucio. E la parte dell’inciucista la fece l’inglorioso governo detto allora del Caf (Craxi Andreotti Forlani), non la Chiesa, che dell’accordo intascò utili e vantaggi. La religione cattolica, è vero, perse il privilegio di essere (come dal 1929 al 1984) «la sola religione dello Stato italiano» (Protocollo addizionale dell’Accordo, art. 1), il che scaturì, più che altro, dall’inevitabile presa d’atto dei processi di secolarizzazione in corso nella società italiana (vittorie referendarie su divorzio, aborto ecc.).
Tuttavia la Chiesa, oltre a numerose facilitazioni e regalìe in campo fiscale (vedi l’otto per mille), conservò anche il privilegio dell’insegnamento della religione cattolica (Irc) nella scuola pubblica.
L’Irc da obbligatorio quale era prima divenne opzionale, ma fu comunque garantito dallo Stato e con i soldi dello Stato, cioè di tutti i contribuenti (cattolici e non). In base all’Accordo, all’atto di iscrizione genitori e studenti avrebbero dovuto scegliere «se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento [l’Irc], senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione» (art. 9.2).
Ma la discriminazione ci fu. Innanzitutto, perché in alternativa all’Irc non fu mai programmato e organizzato nulla di serio; si poteva prestabilire per esempio un’ora di educazione civica e di studio della Costituzione. In secondo luogo, perché, merito all’Irc, l’Accordo attribuiva alle curie vescovili il potere di scegliere, seppure d’intesa con le autorità scolastiche, programmi, orari, libri di testo e profili professionali dei docenti, affinché l’insegnamento religioso fosse «impartito in conformità alla dottrina della Chiesa» (Protocollo addizionale , art. 5). Di fatto, i docenti, pagati dallo Stato, venivano nominati, con annesso potere di revoca, non dai provveditorati scolastici, ma dai vescovi. Così lo Stato sovrano cedeva, e cede tuttora, parte della sua sovranità alla Chiesa, ossia al Vaticano (da ricordare che a firmare il Concordato con Craxi non fu il presidente della Cei, ma il segretario di Stato vaticano).
Il governo di Berlusconi, santificatore di Craxi, più craxiano di Craxi, che fa oggi? Discrimina brutalmente chi decide di non avvalersi dell’Irc. E come? Abolendo la scelta. Non de iure, ma de facto. Già nell’ottobre 2008, la ministra Gelmini boicotta l’ora alternativa a quella di religione, facendo sapere di non aver soldi per i docenti: che ogni scuola provveda col “faidate”. Ma senza soldi (glieli aveva scippati Tremonti nella finanziaria 2008-2009, graziando la scuola cattolica), povera scuola pubblica, da te che fai? Dunque, niente (o quasi niente) ora alternativa.
In questi giorni un’altra novità. Dai moduli allegati alla nuova circolare ministeriale per l’iscrizione scolastica dell’anno prossimo, è sparita l’opzione «attività didattiche e formative» in alternativa all’ora di Irc. Si tratta di moduli palesemente illegali, che ignorano sia la Costituzione (art. 8, 33), sia lo stesso Concordato del 1984 (art. 9.2). Un espediente vile, apparentemente innocente e casuale, che toglie a genitori e studenti il diritto di scelta. L’Irc di fatto nuovamente obbligatorio, come dal 1929 al 1984? Chi non lo sceglie, parcheggiato nei corridoi?
Sulla scuola, ancora un’indicibile novità venuta da Tremonti. Vedere per credere: «Ministero dell’Economia e delle Finanze. Informativa 28 dicembre 2009, n. 166: Aumenti biennali docenti di religione»: 220 euro in più in busta paga ai 12 mila docenti precari di religione, a decorrere dal 1 maggio 2010, col recupero degli arretrati dal 1 gennaio 2003. E gli altri precari, con le loro sacrosante aspettative? Ignorati.
Informativa discriminante, ad personam, come le 19 leggi del premier per evitare i processi a suo carico. Il regno orwelliano spande la sua ombra ovunque.
Ma ricordiamoci che la Costituzione, con l’insieme delle sue istituzioni, scuola pubblica compresa, è la nostra casa comune. Perciò, difendiamola dai demolitori!
(27 gennaio 2010)
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