Se l’embrione diventa soggetto. L’ennesimo attacco alla 194
In parlamento si aggira il fantasma di una proposta di legge a firma Gasparri che vorrebbe equiparare il “concepito” a un bambino già nato, modificando addirittura il codice civile. L’ennesimo attacco mascherato ai diritti delle donne e in particolare alla 194. Un provvedimento la cui discussione non è ancora iniziata, ma su cui è importante fin da subito tenere alta la guardia.
intervista a Monica Cirinnà di Maria Concetta Tringali
Su questo preoccupante tentativo di abolire di fatto la 194 abbiamo sentito l’opinione della senatrice del Pd Monica Cirinnà, tra i parlamentari più attenti ai diritti civili e alle battaglie delle donne.
Senatrice, come giudica l’intenzione avanzata dai firmatari del ddl Gasparri di modificare l’art. 1 del codice civile? Che tipo di dibattito pensa che ci sarà su quel testo?
Il ddl Gasparri, peraltro già presentato nelle scorse legislature, si pone in aperto contrasto non solo con la Costituzione repubblicana, ma anche con in più elementari princìpi di civiltà giuridica, ereditati dalla millenaria tradizione del diritto romano. Il dibattito parlamentare, se mai ci sarà, dovrà partire dalla constatazione di questa aberrazione. Purtroppo, si tratta di un ulteriore segnale di una preoccupante e vergognosa involuzione culturale e politica che vuole rimettere in discussione fondamentali conquiste, specie in relazione all’autonomia delle donne.
È pacifico che oggi – proprio ai sensi dell’art. 1 del codice civile – la capacità giuridica si acquisti al momento della nascita. È poi il secondo comma di quel disposto a precisare che i diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati a quello che è definito “l’evento” della nascita. Pertanto, ipotizzando che venisse approvato il ddl Gasparri, ci troveremmo catapultati in un ordinamento che all’improvviso rende il concepito un soggetto giuridicamente capace, finendo per metterlo in una posizione di sostanziale uguaglianza giuridica nei confronti della madre. Non stiamo discutendo, in definitiva, di un attacco all’autodeterminazione della donna? Non si tratta, di fatto, di un tentativo di cancellare la 194 con una manovra ai più sconosciuta?
È esattamente così. Dietro ad un’apparente sfumatura tecnico-giuridica, c’è la chiara intenzione di impedire alla donna di esercitare la propria fondamentale autonomia in materia riproduttiva e dunque di colpire le premesse su cui è costruita la legge 194: premesse che, lo ricordo, sono state tracciate dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 27/1975, che consiglio vivamente a Gasparri di leggere e studiare con attenzione. In quell’occasione la Corte fu molto chiara nel riconoscere, da un lato, che la tutela del concepito ha valore costituzionale, bilanciando però al tempo stesso il diritto di chi è già persona (la donna) ad autodeterminarsi sul proprio corpo con il diritto di chi persona "deve ancora diventare" (e cioè l’embrione). Una pronuncia illuminata ed equilibrata, che già 44 anni fa – ripeto: 44 anni fa – aveva segnato con molta chiarezza la strada da percorrere.
Pensando per un momento alla fattispecie dell’aborto terapeutico, ossia quei casi in cui è necessario interrompere la gravidanza oltre la dodicesima settimana per gravi rischi per la madre o perché il feto è affetto da gravi malformazioni incompatibili con la vita, se dovesse essere approvata una norma del genere, non ci troveremmo nell’impossibilità di scegliere fra la vita della madre e quella del feto? Così pure nell’ipotesi della necessità per la madre di assumere cure pregiudizievoli per il nascituro, come per esempio le cure chemioterapiche per i tumori. Quale margine rimarrebbe all’autodeterminazione della donna, se l’ordinamento parificasse il diritto alla vita del concepito a quello della madre stessa?
Diventerebbe impossibile applicare la legge 194 in quelli e in altri casi, proprio perché la tutela del nascituro verrebbe elevata a valore assoluto e non bilanciabile con la libertà della donna, in aperto contrasto con gli artt. 13 e 32 della Costituzione e con la giurisprudenza costituzionale che ho richiamato.
E quali ricadute in termini di ricorso all’aborto clandestino si potrebbero immaginare?
Come è evidente, ogni attacco alla legge 194 – sul piano legislativo, ma anche sul piano della sua concreta applicazione (penso alla situazione dei consultori o alla spesso artificiosa e strumentale penuria di medici non obiettori) – si traduce sostanzialmente in un indiretto "invito" a ricorrere clandestinamente all’aborto, mettendo a rischio la vita e la salute delle donne e riportando il nostro paese indietro di decenni.
Questo ddl è a firma di parlamentari di Forza Italia, che non appartengono alla maggioranza di governo, ma si inserisce in maniera molto coerente nel solco tracciato invece da alcuni provvedimenti della Lega, penso per esempio al ddl Pillon. Che idea si è fatta della situazione attuale, lei che ha promosso diritti e libertà fino alla scorsa legislatura con provvedimenti importanti quale quello che ha regolamentato e riconosciuto le unioni civili? Che genere di parlamento è quello di questa legislatura? Alcune realtà che sono specchio di frange estreme del nostro paese sono entrate nel cuore delle nostre istituzioni – il pensiero va ad esempio all’intergruppo Famiglia e Vita: come giudica il loro apporto al nostro impianto democratico e costituzionale?
Già nel corso dell’iter di approvazione della legge sulle unioni civili avevamo avuto un assaggio delle "relazioni pericolose" tra Lega e Movimento 5 stelle, sostanzialmente uniti e concordi quando si tratta di attaccare spazi di libertà e pari dignità. Le vicende dell’attuale maggioranza gialloverde e il ridicolo gioco delle parti tra Salvini e Di Maio non potranno mai nascondere la realtà di un governo populista e retrivo che, oltre alla recessione economica, vorrebbe portare l’Italia in recessione culturale, alimentando un clima di oscurantismo e attacco alla libertà individuale.
Ma l’opposizione come si muove, in questo scenario? Che spazi riesce a ritagliarsi in una simile cornice parlamentare?
L’opposizione del Partito democratico, in questi mesi, è stata ferma e decisa: abbiamo vigilato, tenendo alta l’attenzione sui passaggi più critici dell’azione di governo, dalla legge di bilancio alle minacce ai diritti civili e sociali. Purtroppo, abbiamo scontato una scarsa visibilità sui mezzi di informazione, specie pubblici (ormai saldamente in mano alle forze di governo) e certamente anche la crisi del nostro rapporto con la società italiana. Sono sicura che, con l’elezione di Nicola Zingaretti alla segreteria, si aprirà una fase nuova: avremo la forza di trasformare l’opposizione in alternativa di governo, mettendo al primo posto le persone, i loro diritti, in spirito di libertà, uguaglianza e solidarietà.
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