Se la Chiesa gerarchica si ferma a Costantino

don Raffaele Garofalo



Il leone ferito incute un coraggio inconsueto agli altri animali della foresta. Crescono i tentativi di ribellione contro chi ha affermato il proprio potere con la prepotenza e la forza.
Famiglia Cristiana non è nuova ad alzare la testa contro il sovrano e anche la Chiesa istituzionale, negli ultimi tempi, ha reso pubblico il suo dissenso su alcuni temi. C’è stata la presa di distanza da provvedimenti che contrastano il sacrosanto dovere di accoglienza degli extracomunitari o favoriscono l’illegalità, con la quale tuttavia l’Istituzione risulta, vergognosamente, compromessa. Le ultime prese di posizione del settimanale cattolico e le polemiche suscitate, suggeriscono una riflessione sull’impegno politico della Chiesa.

Quando la gestione della cosa pubblica diventa potere che mortifica l’uomo, il cristiano ha il dovere di porsi dall’altra parte della barricata. Fu la scelta che motivò la condanna di Cristo: “Sobilla il popolo contro di noi”. La missione del seguace del Maestro è contrastare ogni regime, ogni potere, non è credibile una Chiesa che si oppone quando regime e potere sono in decadenza e dal sovrano in disgrazia non può ottenere ulteriori privilegi.

L’errore, ripetuto nella Storia, ha inizio con la leggenda di Costantino, col motto blasfemo: “In hoc signo vinces”. Il Cristo della pace, dell’amore per il nemico, veniva arruolato… nell’esercito romano. L’uso della spada accresceva il numero dei cristiani, la religione imposta diventava religione di Stato, la falsa donazione dell’Imperatore dava inizio al potere temporale dei papi.

Lungo i secoli la Chiesa ha continuato ad appoggiarsi ai sovrani, ai loro eserciti. Si uccidevano esseri umani, “infedeli”, per liberare le pietre di un sepolcro. Questo raccontavano. Venivano affidati al “braccio secolare” i figli e le figlie della Chiesa che reclamavano il rispetto della propria coscienza, animati dal principio che “lo Spirito spira dove vuole”. Furono condannati movimenti e persone che, dentro e fuori della Istituzione, rivendicavano migliori condizioni di vita per le classi meno abbienti, denunciavano l’urgenza di intraprendere nuove strade della politica sociale.

Era soggetto a censura chi, come Antonio Rosmini, metteva il dito sulle “Piaghe della Chiesa”. Perfino “I Miserabili” di Hugo entravano nell’Indice dei libri proibiti, perché la figura troppo caritatevole di Mons. Myriel veniva associata al movimento socialista insorgente, piuttosto che percepita come testimonianza di un cristianesimo vicino agli emarginati e al loro reinserimento nella società.

Nel ventennio fascista si sosteneva la guerra d’Africa, portatrice della civiltà cristiana (!) tra quelle popolazioni; si benedicevano i gagliardetti e le armi; nelle chiese si pregava per il re e per il duce che si arrogava il diritto di reprimere con la violenza e anche nel sangue le libertà politiche e personali.
In tempi più vicini a noi, un papa dal grande fascino mediatico, che “avrebbe” sconfitto il comunismo, secondo una vulgata mitica più che una oggettiva analisi storica, si affacciava compiacente da un balcone cileno a fianco di un dittatore sanguinario che si professava cristiano cattolico.

Nella sua storia secolare la Chiesa ha offerto esaurientemente l’immagine di chi insegue il potere per interesse di casta, piuttosto che annunciare “la liberazione dei prigionieri, la consolazione degli oppressi” annunciate da Isaia, fatte proprie dalla predicazione di Cristo.
Vanno riconosciuti i meriti di quanti vivono con coerenza il Vangelo e lo testimoniano in ogni parte del mondo, spesso col rischio della propria vita, ma non stiamo parlando della Istituzione, delle gerarchie vaticane che governano la politica della Chiesa.

Nonostante questa ridotta rassegna di “scandali”, la Chiesa sopravvive, nei secoli, ad ogni tempesta. Al di là delle motivazioni “interne”, di Fede, addotte dai credenti, la Scrittura suggerisce una risposta “laica” all’interrogativo che si pone in tutta legittimità.
Oltre al volto scuro del “Dio degli eserciti”, che combatte a fianco del popolo eletto e ordina il massacro dei sopravvissuti dello schieramento avverso, nella Bibbia c’è l’altro volto di Dio: il Dio della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto, dall’asservimento babilonese, il Dio “sovversivo” del Magnificat che “rovescia i potenti dai loro troni, rimanda i ricchi a mani vuote, riempie di beni gli affamati”. Con questa doppia “politica” del Dio delle Scritture, la Chiesa si è barcamenata nei secoli alternativamente presente nelle stanze del potere e nelle rivendicazioni dei poveri.

Il Dio battagliero, del potere profano, secondo la parola e la testimonianza di Cristo, è morto col Vecchio Testamento, ma l’Istituzione cattolica costantiniana sembra non essersene accorta.
Secondo il Vangelo e i Documenti Conciliari, la Chiesa deve riappropriarsi della sua coscienza critica, sapersi ribellare ad ogni abuso di potere, come ha fatto contro il mondo comunista sovietico. Diversamente avremo la certezza che essa condanni solo i governi che neghino gli ingiusti privilegi che reclama.

La Chiesa italiana prende ora le distanze da un Berlusconi in caduta libera, da cui ha già ottenuto abbastanza, in attesa di allearsi col prossimo Cavaliere che si presenterà sulla scena, pronta a ripetere con lui il rito costantiniano di compromesso. E’ un racconto millenario.

Se poi risultasse inesatta una tale analisi, perché affetta da “malizia preconcetta”, non resta che affidarsi alla misericordia di Dio. Non il dio del santo (!) Roberto Bellarmino, ma quello del Nuovo Testamento, naturalmente.

(30 agosto 2010)

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