Se le regole comuni si fermano davanti alla Madonna

Alessandro Porcelluzzi

Lo scorso primo maggio a Barletta una folla di fedeli si è riunita, in spregio di tutte le regole sul distanziamento e la sicurezza in vigore in queste settimane, per il tradizionale rito di trasferimento della Madonna dello Sterpeto dal santuario a lei dedicato alla cattedrale. E le autorità civili hanno lasciato fare. In nome della presunta irrinunciabilità di un rito religioso abbiamo assistito alla arbitraria sospensione delle regole comuni. Un precedente pericolosissimo.


Il Primo Maggio è la festa dei lavoratori. Per i cattolici è anche il primo giorno del mese mariano, il mese dedicato alla Madonna. A Barletta ogni anno il primo giorno di maggio il quadro che raffigura la Madonna dello Sterpeto viene trasferito dal Santuario a lei dedicato, nella periferia sud della città, nella Cattedrale, in pieno centro storico. Quest’anno il primo maggio cadeva al limite estremo tra la fase 1 e la fase 2 della emergenza Covid-19. Per permettere ai fedeli di assistere a questo rito le TV locali avevano garantito una diretta, in modo che i devoti potessero seguire da casa le tappe della processione, che sarebbe stata svolta in formato ridottissimo. È successo invece che, giunti davanti alla Cattedrale, decine di persone si sono accalcate. Annullata ogni distanza di sicurezza, ignorata ogni misura di contenimento. Le fotografie di questo momento hanno già fatto scalpore. Prima sui social, poi sui giornali web locali, ancora su La Gazzetta del Mezzogiorno e le TV locali, infine con il lancio de Le Iene e i commenti di Selvaggia Lucarelli.
Sollecitato a intervenire, il Sindaco ha dichiarato che nessuno poteva immaginare quanto è avvenuto. E che gli organizzatori dell’evento avevano assicurato il rispetto delle norme di sicurezza. Quanto accaduto è gravissimo per una serie di ragioni. In questi giorni, in queste ore, l’Italia è divisa. C’è chi vorrebbe pur cautamente riaprire e chi ritiene invece sia necessario mantenere un lockdown solo appena attenuato. Decidere tra queste due opzioni non è semplice e anche nel mondo scientifico ci sono diverse visioni, ma ciò su cui tutti, tanto nel mondo medico-scientifico quanto nello spettro dell’opinione pubblica, concordano è la necessità di continuare ad evitare assembramenti e distanze ridotte tra le persone.
Nel caso di Barletta sembra anche poco calzante invocare la libertà di culto. Nel mondo cattolico, come noto, si sono già confrontate le dichiarazioni della CEI (che chiedeva di poter riprendere, nel rispetto delle distanze, le celebrazioni della Messa) e del Papa (che invece ha suggerito prudenza per evitare una ripresa del contagio). Ma la celebrazione di una messa può, teoricamente, essere organizzata in modo da rispettare i criteri di sicurezza finora unanimemente accettati e rientra, se possiamo usare questa espressione, nella normalità, nella quotidianità della vita della comunità e dei fedeli. Una processione con relativa ostensione e adorazione del simbolo non ricade affatto sotto questa fattispecie. Questo tipo di riti è naturaliter pericoloso in situazione di epidemia o peggio di pandemia.
Vien da chiedersi allora come sia stato possibile permettere lo svolgimento di questo rito. La risposta, facile a leggere le dichiarazioni del Sindaco, è che la massima autorità cittadina ha abdicato alla propria funzione di tutela della sicurezza e della salute pubblica. Ha lasciato in mano a qualcun altro (la Curia? Le confraternite?) la gestione di un evento che con altissima probabilità, per non dire con assoluta certezza, avrebbe generato un pericolo per la comunità cittadina.
È/era davvero necessario compiere il trasferimento della Madonna dal Santuario alla Cattedrale? Non sono un esperto di temi religiosi, ma mi chiedo se, lasciata la Madonna nella sua collocazione usuale, il mese mariano avrebbe avuto meno valore. O ancora: ammesso fosse necessario trasferire il quadro della Madonna dello Sterpeto, non sarebbe stato più saggio, più prudente, che questo fosse fatto in orario non noto al grande pubblico, in serata o in nottata? Non mi pare infatti che la Madonna abbia necessità di pubblico e applausi per svolgere il proprio ruolo di protezione nei confronti della città.


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Al di là della scelta pregressa, sciagurata, di compiere il viaggio durante l’orario usuale, inquieta anche il comportamento successivo. Perché, mentre il sagrato della Cattedrale si riempiva di gente, il Sindaco non ha fatto intervenire le forze dell’ordine. Qualche giorno fa a Jesolo (VE) un improvvisato comizio di albergatori, che chiedevano riapertura immediata di tutti gli esercizi commerciali, è stato interrotto, giustamente, da agenti in tenuta antisommossa. Il Sindaco di Barletta e il Comandante dei Vigili urbani hanno invece lasciato che la folla si avvicinasse al quadro della Madonna, salvo poi fingersi stupiti il giorno dopo. Eppure pochi giorni fa, nella stessa città e sotto lo stesso Sindaco, le celebrazioni del 25 Aprile (che qui hanno un particolare rilievo essendo stata Barletta un luogo simbolo della Resistenza militare, teatro dell’eccidio di undici vigili urbani e due netturbini, giustiziati per rappresaglia dai nazisti) si erano svolte in tono minore, presenti solo il Sindaco, il presidente provinciale dell’ANPI e una manciata di persone distribuite a grande distanza l’una dall’altra in una piazza vuota.
Quello di Barletta rischia di essere un precedente pericoloso: un mix di approssimazione, faciloneria, spregio dei sacrifici dei cittadini (che in queste settimane hanno perso incassi, pagato affitti a vuoto, chiuso attività). L’idea che esista uno spazio di sospensione delle regole comuni, in nome della presunta irrinunciabilità di riti di devozione, è potenzialmente letale: stavolta non solo in termini di principi, di rispetto di un tessuto in cui esistono altre fedi (o nessuna fede), ma di più e ancora per la tutela della salute pubblica.

(4 maggio 2020)



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