Se l’imperatore fa senatrici le sue cavalle
di Gianni Barbacetto, da societàcivile.it
«Tra moglie e marito non mettere il dito». Lo ha ripetuto anche il segretario del Pd Dario Franceschini. Ma come non capire che i rapporti tra Silvio Berlusconi e le sue amichette non sono un affare privato, ma un problema politico? Le gocce che hanno fatto traboccare il vaso della pazienza di Veronica sono state le veline messe in lista alle europee («Il divertimento dell’imperatore») e la partecipazione di Silvio alla festa dei 18 anni di Noemi Letizia in una discoteca di Casoria («Non ha avuto tempo di venire ai compleanni dei suoi tre figli»). Ma tutto ciò non è solo un problema di Veronica: i problemi personali di Berlusconi sono purtroppo diventati problemi politici di questo disgraziato Paese: se le veline diventano parlamentari europee; se le amiche di Silvio diventano ministre della Repubblica; se le sue favorite devono avere un posto nella tv pubblica (vedi le telefonate a Saccà); se i tempi parlamentari di una legge (quella contro le intercettazioni) dipendono dalle accelerazioni e dalle frenate della vicenda giudiziaria che riguarda le telefonate di Evelina Manna ed Elena Russo… Allora è chiaro che le avventure del Cavaliere del Cialis, come lo chiama Dagospia, non sono più un fatto privato, ma un problema politico su cui sarebbe bene mettere non solo un dito, ma entrambe le mani.
E il comportamento dei giornali e giornalisti di Berlusconi (dal Giornale a Chi, da Vittorio Feltri a Giuliano Ferrara), che si scatenano contro Veronica che ha osato alzare la testa, sono l’ennesima prova che il sistema dell’informazione è malato, nell’Italia che anche Freedom House declassa da Paese libero e Paese parzialmente libero.
La prova di quanto grave sia la situazione la dà lo stesso Berlusconi, nell’intervista al direttore della Stampa Mario Calabresi. Quando spiega, senza rendersene conto, quali sono i suoi criteri di scelta dei candidati (in questo caso: delle candidate) da mettere nelle liste elettorali. Barbara Matera? «Me l’ha presentata Gianni Letta, dandomi le migliori garanzie. È di una famiglia buonissima e secondo le accuse ha la colpa di aver fatto l’annunciatrice, come le signorine buonasera di tanti anni fa, non ha mai sgambettato mezza nuda da nessuna parte, non è una velina».
Le tre escluse dalle liste dopo le proteste di Veronica: «Una ha lavorato cinque anni all’Onu e parla cinque lingue, la seconda era figlia di un tipografo di Avellino che ha sempre aiutato i nostri ed eravamo felici di darle un’occasione; la terza, Cristina Ravot, è una professoressa di musica e canta, è una che ha del talento ed era l’unica che avevamo per la Sardegna, era un candidato presentabile e mi dispiace proprio che alla fine sia rimasta fuori». Capito quali sono i criteri di selezione?
E le tre sopravvissute? «Una si chiama Licia Ronzulli, fa la manager in un ospedale di Milano, si occupa della gestione delle sale operatorie e fa anche attività di volontariato: due volte l’anno va in Bangladesh dove mettono in piedi delle strutture per operare bambini che hanno malformazioni. Poi c’è Lara Comi che è stata capo del nostro movimento giovanile in Lombardia, è una ragazza bravissima e laureatissima. Lavora da quello dei giocattoli, da Preziosi, che anzi è dispiaciuto che gliela porto via».
(5 maggio 2009)
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