Se l’Unità censura gli atei
Adele Orioli
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Lunedì scorso, fra le lettere all’ormai ex direttore de l’Unità Claudio Sardo, spiccava quella del deputato Pd Ernesto Preziosi, preoccupato per la pubblicazione su Left-Avvenimenti, settimanale in edicola con la stessa Unità, organo ufficiale del Partito democratico, della pubblicità dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, “Vivere senza D”. Pubblicità che, sotto il gioco grafico della lettera D barrata nella parola “Dio” (per cui ciò che ne risulta è il semplice “-io”), recita testualmente: “10 milioni di italiani vivono bene senza D. E quando sono discriminati, c’è l’Uaar al loro fianco”.
Che Preziosi, esponente di punta dell’associazionismo cattolico (membro del direttivo nazionale della Consulta delle aggregazioni laicali, organo consultivo della Cei, dal 1995 al 2006 vice-presidente dell’Azione Cattolica e segretario generale della Federazione internazionale uomini cattolici), trovi “la propaganda ateistica o antiteistica”, come la definisce, non compatibile con la sua idea di partito è forse umanamente comprensibile.
L’adesivo commento di Sardo (già direttore, prima che dell’Unità, del settimanale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani) lo è decisamente meno, data la sua considerazione di questa “propaganda” come non compatibile “con la storia de l’Unità e con gli orizzonti della cultura democratica in Italia. (…) Perché – continua il direttore – contiene un pregiudizio anti-religioso, che va ben oltre la libertà di coscienza e collide con la prospettiva di una sinistra di credenti e non credenti”.
Oltre a ciò, Sardo prosegue ricordando Enrico Berlinguer negli stessi identici termini in cui a febbraio e sempre sull’Unità veniva citato da Gianni Gennari, alias Rosso Malpelo, editorialista di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani. Interessanti triangolazioni in tema di laicità su quello che dovrebbe essere il giornale del più grande partito progressista italiano. Fondato da un ateo, Antonio Gramsci.
Replica l’Uaar dalle stesse pagine di Left, in edicola da oggi, con le brevi considerazioni di Raffaele Carcano, segretario nazionale. Sottolinea Carcano come la pubblicità incriminata trasmetta “quattro messaggi che, da democratici [sia Sardo che Preziosi] dovrebbero condividere: atei e agnostici sono tanti, vivono generalmente bene, spesso sono discriminati e in tal caso c’è chi può aiutarli. Nessun contenuto antireligioso, dunque.” Anzi, come più volte ribadito dall’Uaar, in un paese migliore non servirebbe un’associazione a tutela di questa numerosa minoranza, perché in un paese migliore le minoranze non verrebbero discriminate.
Eppure, fa rilevare Carcano, viene demonizzata e considerata incompatibile con la cultura democratica persino la semplice volontà di “mostrare un pensiero differente da quello replicato acriticamente da quasi tutti i mass media” in materia di fede, dove “l’asimmetria informativa resta fortissima”. Viene messa all’indice la volontà di dar voce a un sesto di popolazione che Preziosi e Sardo sembrerebbero al contrario voler privare della stessa agibilità politica.
In effetti quando si parla, spesso, di dialogo tra credenti e non credenti si prescinde dal fatto che “un vero dialogo non può aver luogo se non tra uguali”; né retorica né scontata come potrebbe sembrare, quindi, la domanda che il segretario dell’Uaar pone all’esponente piddino e all’ex direttore dell’Unità: “siete d’accordo che chi afferma che Dio esiste e chi invece ritiene che non esista debbano godere di identici diritti?”.
Perché l’impressione generale che, tra le altre, lascia questa vicenda, è che a fronte di un paese sempre più secolarizzato corrispondano dirigenti, rappresentanti, e di conseguenza leggi e istituzioni, sempre meno laici. “In fondo – conclude Carcano – la crescente distanza tra cittadini e politica si può misurare anche così”.
* Responsabile iniziative giuridiche Uaar
(19 ottobre 2013)
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