Sì a Napolitano. Altrimenti Rodotà.
Il centro-sinistra ha deciso di candidare Giorgio Napolitano. E’ un atto di responsabilità. Irresponsabile, invece, era la candidatura di D’Alema, candidatura occulta e quindi VERA di Berlusconi (che avrebbe lucrato anche il vantaggio supplementaredi poter scatenare una canea contro la vocazione dittatoriale dei “comunisti”, ecc.). Candidatura inaccettabile del resto per tutte le motivazioni (un vero e proprio mare) richiamte in questo sito da Marco Travaglio, Claudio Rinaldi e Pancho Pardi.
MicroMega non è mai stata tenera con Giorgio Napolitano. Neppure in occasione della sua nomina a senatore a vita. Non siamo dunque sospettabili di pregiudizi positivi o di tifo da appartenenza se evidenziamo come la sua candidatura rappresenti da parte del centro-sinistra la scelta di una persona civilissima, e a cui neppure i partiti dello schieramento avverso hanno mai potuto rimproverare (sia come presidente della Camera che come ministro degli Interni) prevaricazioni o forzature di alcun genere.
Irresponsabile sarebbe dunque da parte del Polo non votarlo, non accogliere una proposta che sembra davvero seguire il metodo Ciampi, da tutti incensato ma con dosi industriali di ipocrisia, evidentemente. E suicida per Casini e Fini, che a tale scelta hanno indotto il centro-sinistra, e che, incapaci di votarlo a prscidnere dai diktat di Berlusconi, si confermerebbero meri dipendenti del Cav.
Ma assolutamente indecente, e davvero insultante nei confronti del senatore a vita Giorgio Napolitano, sarebbe una sua candidatura strumentale, del tipo: se il Polo non ci sta, rinunciamo a sostenerla e torniamo a D’Alema. Questo sì sarebbe un comportamento di una volgarità oltre l’immaginabile: contro la persona di Napolitano, contro l’intera storia che rappresenta (quella del Pci e delle sue successive mutazioni), contro le istituzioni (perché non si tira in ballo il carattere “istituzionale” di una candidatura per poi sacrificarla a quella di un “padrone” del partito).
Se poi dovessimo assistere al deprimente spettacolo di una candidatura Napolitano rifiutata dal Polo e impallinata dagli stessi Ds (che hanno già posto il veto a una candidatura Giuliano Amato), cioè allo spettacolo dell’inverecondia partitocratica, diventerebbe improcrastinabile tornare alla società civile, a un candidato oggi fuori del parlamento. E all’obiezione che è necessaria una figura di garanzia che sia però politica, la risposta sarebbe assai facile: Stefano Rodotà. Un uomo che venendo dalla società civile ha avuto grandi responsabilità politiche e parlamentari, senza mai subire tentazioni di apparato e partitocratiche, e la cui nomina alla Authority per la privacy ha dimostrato la stima generale di cui godeva, stima che i suoi annni in quella delicatissima ISTITUZIONE non hanno fatto che accrescere.
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