Soldi alle paritarie. Il Governo dei “Signorsì”
di Michele Martelli
Alle minacce della Cei di mobilitare le scuole cattoliche contro i tagli (140 milioni di euro per le scuole paritarie), il governo dei “Signorsì” al Vaticano ha reagito scattando sull’“attenti!” e facendo immediato “dietrofront”. I vescovi «possono star tranquilli, dormire non su due, ma su quattro cuscini», ha detto il sottosegretario all’Economia Giuseppe Vegas; «non volontà politica, ma solo un errore tecnico», si è scusato riverente il ciellino Maurizio Lupi, vice presidente Pdl della Camera. Ecco 120 milioni di euro già pronti. Usciti dal cilindro di prestigiatore del ministro dell’Economia teo-etica Giulio Tremonti. Perché altrimenti Tremonti avrebbe riscoperto il glorioso trinomio ventenniale “Dio patria famiglia”? Dio, qui, sta per “scuole paritarie cattoliche”, dipendenti dal placet della Cei e organizzate per lo più dalla Compagnia delle Opere cielline. Si cominciano a vedere all’opera i “nuovi professionisti e politici cattolici” di cui secondo Ratzinger la Chiesa ha bisogno. Ce ne sono già non solo nel governo (come il già citato Lupi, o il sottosegretario Alfredo Mantovani, ex Fiamma tricolore, o il ministro Raffaele Fitto e altri ex dc d.o.c.).
Ma ce ne sono anche nelle file dell’opposizione.
Ed è qui la sorpresa. I finanziamenti statali alle paritarie sono stati richiesti con forza, – oltre che dalla minoranza pierferdicasinista (Giampiero D’Alia, Udc), il che non fa notizia, – anche, udite udite!, da membri e senatori del Pd, tutti fieramente ex dc ed ex margheritini, tra cui spicca il nome di Maria Coscia, ministra ombra dell’Istruzione, membro del governo ombra Veltroni. Ombre di ombre, perché ombre sono anche i ministri del governo in carica. L’unica luce è quella del “Re Sole” Berlusconi, in marcia verso un’inedita forma italica di autocrazia. Comunque, ombre e soli a parte, sembra che centrodestra e centrosinistra, a spintoni e gomitate, si disputino i posti in prima fila dei “Signorsì” al Vaticano. E non c’è da stupirsene nemmeno troppo.
In ambedue gli schieramenti operano, anche se in misura diversa, frange e componenti cattoliche più o meno integraliste. E poi, nel sostegno alle rivendicazioni scolastiche dei vescovi d’Italia, il Pd è coerente con le sue “radici”. Qualcuno non sa o non ricorda quando son nate le scuole paritarie? È presto detto: nel 2000, ad opera del governo D’Alema, che oggi non disdegna l’appellativo di ultimo comunista d’Italia, e del suo ministro della Pubblica Istruzione, dell’Università e della Ricerca Luigi Berlinguer, primo predecessore di Mariastella Gelminator. D’Alema e Berlinguer? Uniti nell’abbraccio alla Cei. Le scuole paritarie s’han da fare, caschi il mondo. O meglio, la Costituzione laica repubblicana, che recita: «Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato» (art. 33). E invece furono deliberate le paritarie con oneri coperti dallo Stato. E oggi i vescovi battono cassa.
Qualcuno dice: «Si supponga per ipotesi che lo Stato voglia revocare a sé le paritarie. Dovrebbe spendere una somma pari a 6 miliardi di euro. Ce li ha?». Certo che ce li ha: basterebbe investire nella scuola statale l’equivalente di miliardi donati alla Chiesa sotto varie voci (esoneri fiscali, 8 per mille, ecc.). Un governo laico lo farebbe. Ma figuriamoci! In Italia non c’è nemmeno un fac-simile di un Zapatero. Qui, intendiamoci!, non si sostiene lo smantellamento né delle scuole statali né di quelle paritarie, che danneggerebbe centinaia di migliaia di famiglie, di studenti, di docenti e non. Le paritarie sono nate nel 2000 perché la Chiesa con le scuole private faceva in molte zone opera di supplenza dello Stato, copriva la sua assenza e le sue inadempienze.
Qual era la soluzione? Investire risorse per convertire le scuole private in scuole statali. Senza dare in mezzadria alla Chiesa l’istruzione e la formazione primaria dei cittadini italiani. Col risultato di oggi: che i mezzadri sempre più si atteggiano a padroni. E allora, come evitare che a breve nascano in Italia anche scuole paritarie gestite e dirette da imam, i quali, a Milano e in altri luoghi, già applicano il diritto di famiglia previsto dalla sharia, spesso in contraddizione con la legislazione civile italiana? Ciò che si concede oggi alla Chiesa non si potrà negare domani all’Islam.
Di cedimento in cedimento, che cosa rimarrà dello Stato laico? Solo il ricordo, seppellito dalle macerie in fumo di nuovi prevedibili conflitti di religione. Non ha scritto lo stesso Ratzinger che «un vero dialogo tra le religioni non è possibile»?
(9 dicembre 2008)
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