SPECIALE VENEZIA 68 – Giulio Cesare, Bruto, Cassio e la stagista

Barbara Sorrentini

VENEZIA 68 – “Non scenderò in politica, perché mi piace il mio mestiere”. George Clooney non ama identificarsi fuori scena nel suo personaggio Mike Morris, governatore dell’Ohio in corsa verso la presidenza del Partito Democratico. E non ama nemmeno definire il suo Idi di marzo un film politico. Difficile però trovare un’altra definizione, considerando anche che Clooney ci tiene a precisare di essere cresciuto con il cinema “impegnato” degli anni ’70, con quei film che ponevano un sacco di domande tentando di smuovere il senso comune del pensiero politico e sociale di un nazione. E anche qui le domande, sempre secondo il regista di Good Night, and Good Luck e Confessioni di una mente pericolosa, sono fondamentali, anche più delle risposte.

“Non sono cattolico, non sono ateo, non sono musulmano, non sono ebreo. La mia religione sta scritta su un foglio di carta, è la Costituzione degli Stati Uniti d’America”.
Una campagna elettorale basata sulla lealtà, sulla parità dei diritti e delle religioni, sull’apertura ai matrimoni gay, sull’abolizione della pena di morte, sulla rinuncia al petrolio per sconfiggere il terrorismo, sulla spartizione delle ricchezze. Il programma elettorale di Mike Morris e la corsa al voto ricordano molto quella di Barack Obama. I sondaggi sembrano buoni e l’entusiasmo del suo staff è trascinante. Fino a quando entra in campo la stagista e le debolezze umane prendono il sopravvento regalando al film persino alcune note thriller. Lo dice bene l’addetto stampa, ambizioso e pronto a tutto, invaghito della giovane Molly: “Puoi impoverire il paese, rubare alla Nazione, portare il tuo popolo in guerra, legarti ai criminali, ma non puoi andare a letto con la stagista”. E il riferimento a cose e persone realmente esistite non è casuale.

Con un lista di attori che rinforza il film: Ryan Goslin, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood e lo stesso Clooney, le Idi di marzo mette in evidenza gli aspetti più cinici della politica, mostra i meccanismi che portano ad accettare compromessi mai contemplati e a come è facile diventare vittime di ricatti da bruciare un’intera carriera. Niente di nuovo, né al cinema né altrove, perché la storia ci insegna che “Ogni luogo ha il suo scandalo sessuale”.Il film è tratto dall’opera teatrale Farragut North di Beau Willimon ed è in gara per il Leone d’Oro.

(31 agosto 2011)

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