SPECIALE VENEZIA 70 – “Sacro Gra”, “La Jalousie”
Barbara Sorrentini
Terzo e ultimo film italiano in concorso a Venezia 70, "Sacro Gra" di Gianfranco Rosi.
Un documentario, ambientato in alcune zone sconfinate dal Grande Raccordo Anulare di Roma, luogo trafficato che circonda la capitale nascondendone gli aspetti umani e sociali. Che pure esistono. C’è chi studia gli insetti e come eliminarli dagli alberi, c’è l’anguillaro che si lamenta dell’importazione di anguille russe e americane, c’è il principe con la moglie, il piemontese decaduto con la figlia, l’attore di fotoromanzi. Un popolo sommerso e difficile da incontrare.
Il film ha come punto di partenza il viaggio dell’urbanista milanese Nicolò Bassetti. Trecento chilometri a piedi in venti giorni, alla scoperta di un mondo invisibile, velato dal cemento e "censurato", come scriveva Renato Nicolini nel suo saggio guida "Una macchina celibe". Infatti, l’ex Assessore alla Cultura di Roma avrebbe dovuto prendere parte al progetto, come una sorta di Virgilio. Rispetto al precedente documentario di Rosi, "Below sea level", girato in America tra i senza tetto auto insediatasi boschi e deserti californiani, "Sacro Gra" ha un taglio più leggero. I personaggi sono trattati con ironia e rispetto, diventando portavoce di una società della periferia del pianeta, che potrebbe essere ovunque. Nonostante la forte caratterizzazione romana.
Philip Garrel di nuovo in concorso, dopo il deludente "That Summer" nel 2011 e il Leone d’Argento per il bellissimo "Gil amanti irregolari" nel 2005. Il regista francese, con echi generazionali e stilistici provenienti dalla Nouvelle Vague, porta a Venezia 70 "La Jalousie", con buone possibilità di vincere un premio. L’amore, sempre presente, senza perdere di vista la militanza cinematografica di fine anni ’60 e ’70 e ancora una volta mettendo in scena i suoi tre figli. Protagonista Louis Garrel, attore, padre di una bimba di dieci anni, separato e fidanzato con un’altra donna, Anna Mouglalis. Non c’è molto altro nel film, se non una quotidianità che scorre con leggerezza, in un affascinante bianco e nero e una riflessione sulla gelosia. Semplice e profondo.
(6 settembre 2013)
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