SPECIALE VENEZIA 70 – “Via Castellana Bandiera” e “Tracks”

Barbara Sorrentini



Donne intrappolate, che si impuntano e che diventano lo specchio del proprio paese, che sia l’America, l’Italia o l’Australia. Dall’immensità spaziale di Gravity, alla chiusura del vicolo di Via Castellana Bandiera, al deserto senza fine di Tracks le protagoniste di questi tre primi film inseguono con tenacia il proprio obiettivo.

“In questo momento della nostra storia non riusciamo neanche a cadere, almeno dopo una caduta, ci si potrebbe rialzare. La situazione di stallo che c’è nel mio film, è simile a quella dell’Italia”. Lo dice Emma Dante, presentando il suo primo film da regista, in concorso a Venezia70. Via Castellana Bandiera si svolge interamente nell’omonima via, situata ai piedi del Monte Pellegrino nella periferia di Palermo. E’ il quartiere in cui Emma Dante è cresciuta e a cui ha dedicato il libro, diventato film.

Due auto, guidate da due donne (Emma Dante e Elena Cotta) si incontrano e si incastrano nella stretta via, dove nessuna delle due si decide a fare retromarcia per far passare l’altra. Le due auto diventano i due universi, i due nuclei destinati a non trovare un gesto che li unisca per lasciare spazio ad un duello, a una sfida fino all’ultimo respiro. Il quartiere assiste, come un coro, spaventato e poco collaborativo.

Nell’auto di Rosa (Emma Dante) c’è la fidanzata Clara (Alba Rohrwacher) e in quella di Samira (Elena Cotta) c’è il genero Saro e i nipotini seduti dietro. In questa situazione quasi surreale emergono abitudini prepotenti, corrotte e di sottomissione. Il luogo fisico diventa un luogo mentale e la luce calda della via, con il passare delle ore, diventa buia e la strada si svuota, diventa silenziosa. I toni western cercati dalla regista lasciano il posto a leggere atmosfere thriller.

Tanti elementi, troppi per un solo film, rischiano di restare poco approfonditi. “La coppia omosessuale -spiega la Dante- è per trattare con naturalezza il tema. Perché due donne che si amano non dovrebbero avere diritti? I miei personaggi le accettano come sono, non le giudicano e in questa via si Rosa e Clara si sentono libere”. Samira, la donna anziana alla guida dell’altra auto è di Piana degli Abanesi, “si esprime in un’altra lingua, nel quartiere non viene capita”. E’ trattata come una pazza e Saro la sottomette, costringendola ad azioni dissennate, come quella di ostruire il passaggio fino allo stremo delle forze.

La protagonista di Tracks è Robyn Davidson (Mia Wasikowska) e il film racconta la sua storia vera, di quando negli ’70 partì per il deserto australiano, con il suo cane Diggity e quattro cammelli. Percorse oltre duemila chilometri, tra il caldo, la sete, la notte infestata da bestie, con poco cibo e poca acqua. Soltanto in alcune tappe veniva raggiunta da Rick Smolan, fotografo del National Geographic che pubblicò la storia e le immagini di questo pericoloso ed affascinante viaggio. Il film di John Curran, è immerso nella natura e nell’ignoto del paesaggio, un po’ come "Into the wild", descrive una scelta estrema, guidata dalla ricerca di se stessi e di un mondo diverso.

Un film visivo e perfetto, che riporta intatta un’epoca pur restando attuale, mettendo in scena sogni, desideri, speranze e ferite che non hanno età. Inoltre non manca la volontà di riprendere in mano un tema ancora irrisolto, il rapporto con gli aborigeni e con tutto ciò che rappresenta l’altro, il diverso.

(30 agosto 2013)



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