Tagli alla cultura, il Governo cancella i fondi alle Edizioni Nazionali

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Il Governo italiano si è fatto promotore, nel corso dei centocinquanta anni della sua storia, delle Edizioni Nazionali. Queste, secondo quanto scrive sul suo sito web il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che le ha in carico, ‘’rispondono alla fondamentale esigenza scientifica di garantire la tutela, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio letterario e di pensiero costituito dagli scritti dei nostri autori: tali iniziative assicurano infatti la pubblicazione dell’opera omnia di un autore (o, in alcuni casi, le principali opere di un gruppo di autori) in edizioni fondate sulla ricognizione e trascrizione critica di tutti i manoscritti. … Alle Edizioni Nazionali, cui il Ministero offre riconoscimento e supporto, è preposto … un collegio di studiosi di specifica competenza che ne segue lo sviluppo … Le Edizioni Nazionali attualmente operanti sono 77.’’
Si tratta dunque di iniziative in linea con quanto si è fatto o si va facendo anche in altri paesi europei scientificamente avanzati, ad esempio con le edizioni di D’Alembert (in Francia), della corrispondenza di Cartesio (in Olanda), delle opere di Leibniz (in Germania) e di Newton (in Gran Bretagna).

La prima Edizione Nazionale, promossa nel 1887, fu quella delle opere di Galilei. Ad essa ne sono succedute varie altre che sarebbe lungo qui ricordare. Alcune hanno avuto esito positivo con la pubblicazione di prestigiosi volumi. Varie purtroppo si sono invece arenate per vari motivi. Trattandosi di un lavoro imponente e difficile, che comporta grande impegno da parte di studiosi qualificati, le difficoltà e la lentezza con cui esso di solito procede è in alcuni casi comprensibile. Uno dei problemi più seri è in ogni caso l’esiguità dei finanziamenti. Infatti lo Stato contribuisce solo in parte, in genere per circa un quarto del costo totale, per il resto occorre rivolgersi a fondazioni, istituti culturali, banche, enti locali, che sono tanto più sensibili quanto più famosi sono i personaggi di cui si pubblicano le opere, anche se non sempre la fama corrisponde all’esigenza scientifica di una loro ricognizione critica.

La spiacevole, recente novità è che il Ministero dei Beni Culturali indiscriminatamente, cioè senza alcun giudizio di merito sul lavoro delle singole commissioni, ha interrotto ogni finanziamento alle Edizioni Nazionali. Ciò è stata confernato dal sottosegretario on. Francesco Maria Giro nel corso di una riunione della 7ª Commissione del Senato (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport) il 3 novembre scorso, attribuendone la causa alle ‘’poche risorse disponibili’’.

Le difficoltà economiche in cui versa il nostro paese, e l’esigenza di risparmi, sono sotto gli occhi di tutti. Ma queste iniziative, che pure hanno i loro costi, non credo mettano di per sè in pericolo la salute del bilancio del Ministero preposto. Per contro esse danno notevole lustro al nostro paese, anche a livello internazionale, preservando un grande patrimonio di cultura e diffondendo un’immagine alta e pulita dell’Italia e degli italiani, tanto rara nelle cronache odierne. Quanto discutibile sia questa decisione è testimoniato peraltro dal fatto che l’on. Diana De Feo, compagna di partito del sottosegretario Giro, ha commentato, nella citata riunione della commissione, che ‘’la memoria non può essere cancellata per mancanza di risorse’’.

La cultura non si pone in crisi solo con il clamoroso crollo di muri a Pompei, ma anche con l’asfissia, passata spesso sotto silenzio, cui una politica insensibile e poco  lungimirante sottopone iniziative come queste, di ampio respiro e dai costi non proibitivi.

Ciro Ciliberto
Professore Ordinario di Geometria Superiore, Università di Roma Tor Vergata, Membro della Commissione per l’Edizione Nazionale delle Opere di Federigo Enriques

(20 gennaio 2011)

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