Torino, studenti e docenti uniti nella lotta
di Cinzia Sciuto, inviata a Torino
Lei non c’era. Ma i ragazzi sono andati lo stesso davanti la sede dell’Unione industriale di Torino, dove era in programma un intervento della ministra Gelmini nell’ambito del progetto Lauree scientifiche. Tema del suo intervento doveva essere la meritocrazia. «Ha avuto paura di confrontarsi con questo movimento», sostengono gli studenti, «perché sa che è fatto di persone preparate, che hanno studiato gli effetti della sua riforma». Altro che facinorosi e scansafatiche: gli studenti ci tengono a dimostrare che loro vogliono studiare e continuano a riempire le loro manifestazioni di contenuti, organizzando seminari, incontri, dibattiti e addirittura una maratona di 48 ore no stop (probabilmente il 6 e 7 novembre) in cui coinvolgere professori, intellettuali, personalità del mondo dello spettacolo.
La giornata di ieri a Torino è cominciata con una lezione in piazza di Gianni Vattimo, che ha lasciato l’insegnamento proprio pochi giorni fa, ma che evidentemente ha sentito la necessità di far sentire anche la propria autorevole voce contro il progetto governativo di smantellamento dell’istruzione pubblica. Perché di questo si tratta. E non solo. A sentire Angelo D’Orsi, professore ordinario di Storia del pensiero politico nella facoltà di Scienze politiche dell’università di Torino, la sistematica distruzione della scuola e dell’università pubbliche si inserisce in un più ampio disegno di «svuotamento della democrazia, che era poi il disegno della P2». E di questo sono consapevoli anche gli studenti. «Il nodo dell’istruzione», spiega Andrea, studente di Scienze politiche, «è solo il punto di partenza di un discorso più ampio che giunge fino alla critica di questo sistema economico che ha condotto all’attuale crisi e di questo sistema politico che ha prodotto grandissima sfiducia. Noi siamo la risposta alla forte domanda di buona politica che viene dalla società». Non un movimento apolitico, dunque, ma anzi «fortemente politico, e allo stesso tempo nettamente apartitico». Insomma, il movimento non si vuole fare mettere il cappello in testa da nessuno. E in effetti nel lungo corteo che è partito intorno alle 18 dalla Palazzina Einaudi per confluire poi in piazza Castello, non si sono visti simboli né di partiti, né di sindacati (eccezion fatta per qualche sparuta bandiera della Cub che accompagnava il presidio degli insegnanti) né di formazioni studentesche organizzate. «È anche questa la forza del movimento», spiega D’Orsi, «un movimento spontaneo, che coinvolge studenti, docenti, ricercatori e si allarga a tutti gli ordini e gradi dell’istruzione». E infatti il corteo degli universitari dopo la tappa davanti la sede dell’Unione industrale, ha raggiunto piazza Castello dove si trovavano già i docenti e i genitori di scuole elementari e medie (c’era anche un’insegnante della scuola dell’infanzia «perché è da lì che inizia la distruzione della scuola pubblica») che avevano organizzato un presidio davanti alla questura. Al grido «mamme e bambini dentro al corteo», le due anime di questo movimento si sono unite in un sodalizio piuttosto inedito, ma fortemente voluto da tutti. Forse la vera novità dell’onda del 2008 è proprio questo: nessuna contrappposizione studenti/docenti. Persino il rettore del Politecnico ha affermato che «se il governo non cambierà strada, convocando i rettori, ritirando tagli insostenibili e aprendo la via a una seria riforma delle università, non potrò che dimettermi insieme agli altri rettori italiani». Il governo avrà pure i numeri in parlamento, ma non può non fare i conti con questa fortissima opposizione nelle scuole e nelle università.
Nessuno qui pare avere intenzione di mollare. Dopo il corteo, tutti tornano nelle rispettive facoltà, quasi tutte occupate. Gli studenti di agraria si sono addirittura «accampati» davanti alla loro facoltà (VIDEO). E non è un modo di dire: hanno preso le tende e da 22 giorni dormono in una sorta di campeggio improvvisato. «Abbiamo messo su un piccolo villaggio, di circa 40 tende», spiegano sul loro blog, «siamo qui, a turno, anche sabato e domenica, tutte le sere, a volte tanti, a volte pochi. Dalle sei, quando terminano le lezioni ufficiali, qui si accende il fuoco, vicino al focolare si tengono assemblee, seminari, si organizzano insieme ai docenti lezioni in piazza per il giorno dopo, si discute e poi si cucina per tutti e si fa anche festa, perché non si resiste senza un po’ di allegria, noi invece vogliamo resistere e a lungo». La Gelmini è avvisata.
(29 ottobre 2008)
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