Tre incisori italiani: Francesco Parisi

Mariasole Garacci

Fino al 2 luglio 2017 l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma ospita i lavori di tre importanti incisori del panorama contemporaneo in Italia. Dato il carattere individuale della ricerca dei tre artisti, i loro interventi nella mostra romana verranno trattati in altrettanti appuntamenti dedicati a ciascuno di loro.

E’ stata inaugurata il 4 aprile e proseguirà fino al 2 luglio 2017 la mostra “Perentoria figura”, ospitata dall’Istituto Centrale per la Grafica, che propone una lettura dell’arte incisoria contemporanea attraverso il lavoro dei tre artisti italiani Andrea Lelario, Patrizio Di Sciullo e Francesco Parisi. La mostra offre un interessante excursus nelle tecniche grafiche dell’acquaforte e bulino, usati da Lelario e Di Sciullo, e della xilografia, adottata da Parisi. Nella diversità dei loro linguaggi, questi tre incisori hanno in comune un profondo radicamento nelle tecniche incisorie “classiche” e, per questo motivo, sono esposti insieme ai loro lavori opere di grandi incisori del passato (Albrecht Dürer, Domenico Beccafumi, Hans Baldung Grien, Giambattista Piranesi, Luigi Bartolini) insieme a un’incursione nel contemporaneo con Hans Hartung.

Francesco Parisi (Roma, 1972) si diploma nel 1996 all’Accademia di Belle Arti di Roma con una tesi su Giulio Bargellini, dopo aver tenuto l’anno precedente una prima personale di dipinti e incisioni alla Galleria Guy di Parigi, città dove si trasferisce per un paio d’anni continuando la sua formazione. Fanno seguito al soggiorno parigino diversi viaggi in Germania, la cui influenza si riflette nell’attenzione ai temi e alle ricerche delle Secessioni italiane e tedesche, nell’interesse verso il simbolismo e i temi e i soggetti legati al dionisismo. A Friedrich Nietzsche, infatti, è dedicato nel 2000 un ritratto inciso su legno, commissionato a Parisi dal Comune di Roma in occasione del centenario della morte del filosofo dei Ditirambi a Dioniso. Nel 2002, anno di una personale presso il Gabinetto delle stampe della Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea di Cagliari, Parisi ottiene la borsa di studio per l’incisione presso il Kultur-Institute Villa Romana a Firenze, avendo la possibilità di vivere e lavorare in quella che era stata la casa-studio dell’incisore Max Klinger.

Seguono diverse mostre in musei e gallerie di Roma, Monaco di Baviera, Firenze, e un catalogo dell’opera incisa presentato in occasione della mostra allestita presso la galleria la Conchiglia di Roma, il Museo Aldo Manuzio di Bassiano e Villa Romana. Nel 2006 Parisi si trasferisce a New York, dove insegna xilografia presso il Center for Book Arts e allestisce una mostra personale alla Caelum Gallery; il 2009 è l’anno di due personali alla Galleria Russo e alla Galleria Aleandri Arte moderna di Roma, curate da Giuseppe Appella e Robert Ansell. Francesco Parisi è attualmente docente di incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, e all’attività didattica e artistica affianca gli studi da storico dell’arte dedicati in particolare alla grafica italiana ed europea del XIX e del XX secolo, pubblicati in numerosi saggi e articoli. Ha curato la mostra sul Liberty in Italia alla Fondazione Magnani di Reggio Emilia, conclusa questo aprile, e attualmente sta preparando una mostra sulle Secessioni europee che si terrà a Palazzo Roverella di Rovigo da settembre. Le xilografie di Parisi sono nelle collezioni della Bibliothèque Nationale de France, del Koninklijk Museum voor Schone Kunsten di Anversa, del British Museum, del Gabinetto stampe dei Musei Vaticani, della Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano e dell’Istituto Centrale per la Grafica di Roma.

L’opera di questo artista, considerato tra i più eccentrici incisori contemporanei, consapevolmente si colloca in una nicchia poco frequentata, non soltanto per i complessi temi iconografici ma anche per la tecnica prescelta, quella antica e impervia della xilografia, del resto legata ai temi stessi visitati da Parisi. Una tecnica che ha tra i suoi padri nobili Albrecht Dürer (di cui è esposta in mostra l’allucinata xilografia San Giovanni divora il libro dell’Apocalisse, illustrazione per l’Apocalisse di san Giovanni realizzata tra il 1496 e il 1498) e Hans Baldung Grien (in mostra San Sebastiano, xilografia del 1514), ma che in Italia ha conosciuto un’importante stagione di riscoperta all’inizio del secolo scorso per impulso di riviste come L’Eroica e Xilografia e degli artisti che animarono questo recupero, tra cui Duilio Cambellotti, Attilio Giuliani, Publio Morbiducci, Bruno Da Osimo, Adolfo De Carolis. Si tratta di linguaggi e tendenze dai toni estetizzanti, simbolisti, talvolta misticheggianti, vicini ora a l’Art Nouveau, ora ai soggetti dei preraffaelliti, di cui l’opera di Francesco Parisi, fin da giovanissimo affascinato dalla pittura di Sartorio, Bargellini e Morelli, è memore.

Ma l’immaginario di Parisi si addentra autonomamente in temi complessi ed enigmatici. La visionarietà della xilografia quattrocentesca dei grandi incisori di Norimberga è incendiata dai lampi poetici e romantici di William Blake, dal grafismo nitido e lineare di John Flaxman; le incisioni esposte a Roma mostrano soprattutto un profondo interesse per le narrazioni bibliche e per il misticismo ebraico: pensando a un incisore come Ephraim Moses Lilien, punto di riferimento per Parisi, è evidente come, nel lavoro di quest’ultimo, tecnica e stile siano tutt’uno con i temi esplorati. Dal pensiero ebraico sono tratte, infatti, gli studi dedicati ai Lamed Vav, i trentasei giusti agli occhi di Dio che nascono in ogni generazione, sparsi per il mondo in una diaspora individuale ignari l’uno dell’altro e della propria grazia. Sono i cosiddetti “ nascosti”, soli in una umanità la cui quotidiana follia non comprendono e che talvolta subiscono fino alla dissociazione, all’infelicità, al martirio, e per amore dei quali Dio conserva il genere umano anziché distruggerlo come già fece con le città di Sodoma e Gomorra.

Un altro tema è quello degli stadi esoterici del tormentoso distacco tra gli amanti e della reciproca, ansiosa ricerca cantata nello Shir Hashirim, a cui è dedicata una serie di cui sono esposti alcuni esemplari in mostra, tra cui Darav (2015, mm 335 x 255). L’amore carnale è il momento della macerazione, come seme nella terra, dei limiti della separazione fisica e della fusione tra le dimensioni esistenziali dell’uomo, il definitivo ma sempre rinnovabile patto che ricompone la frattura con se stessi e con Dio connaturata nei figli di Adamo, facendo di molte parti un unico. Tra le pieghe di una coperta istoriata con due menorah, i corpi dei protagonisti del Cantico sono bilanciati in un equilibrio che nel suo decorativismo risuona come una citazione rituale del verso “la sua sinistra è sotto la mia testa e la sua destra mi abbraccerà” (Ct. 2, 6).

L’icasticità delle raffigurazioni di Parisi è emblematica della “perentorietà” eletta a tema portante della mostra, e nel suo gusto decadentista questo incisore unisce un ricercato passatismo a una schietta modernità quasi gotica, vicina al fumetto italiano d’autore nella nitid
a e lineare rappresentazione del corpo umano. Inserito in una rappresentazione dello spazio prospettico che dà luogo a virtuosismi chiaroscurali emergenti quasi a rilievo dai bianchi nitidi e assoluti, il nudo è una costante di queste immagini non convenzionali ed estranianti, in cui l’uomo è talvolta accomunato all’animale costringendoci alla memoria di una dimensione atemporale o edenica, ma senza pace e anzi tesa e violenta come in un antico rito silvestre. Interessante, per la comprensione del linguaggio xilografico e dei particolari esiti ricercati da Parisi, la possibilità di osservare alcuni legni dell’artista, da cui queste incisioni sono impresse.

Perentoria figura
Fino al 2 luglio 2017
Roma, Istituto centrale per la grafica – Museo dell’Istituto
Via della Stamperia, 6
Orario: da lunedì a sabato 10.00-19.00 (ultimo ingresso 18.30)
La mostra sarà aperta con lo stesso orario anche domenica 4 giugno e domenica 2 luglio
Ingresso gratuito

(7 maggio 2017)



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