Tremonti sulla via di Damasco
di Michele Martelli
In simultanea con le celebrazioni vaticane di Paolo di Tarso, anche il ministro Tremonti è stato forse folgorato sulla via di Damasco? La “voce” che pare gli abbia parlato non lo ha certo aereotrasportato in mistico volo nel terzo o quarto cielo, ma di sicuro liberato dall’inferno del “neoliberismo mercatista”. Non la voce di un angelo del Signore, ma quella del prefetto Ratzinger. Tremonti? Un «laico ratzingeriano», lo ha definito Cossiga. Forse meglio chiamarlo l’ultimo «ateo devoto», in gara col foglista Ferrara per conquistare la palma del più devoto e meno ateo dei nostrani atei devoti.
Due le mirabolanti scoperte del Tremonti folgorato da Ratzinger: a) l’economia non può fare a meno dell’etica; b) l’Italia ha bisogno della triade “Dio, patria, famiglia”.
La prima scoperta l’ha fatta (o gli è stata suggerita da Oltretevere?) rovistando tra le vecchie carte stampate dell’ex Prefetto della Fede. Che cosa trova? Sorpresa: un articolo prefettizio del 1985 su “Church and Economy in Dialogue”. Nella sua prolusione di qualche giorno fa all’Università Cattolica di Milano, in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico, Tremonti ha citato l’articolo come una profezia: scissa dall’etica della Church (= Chiesa cattolica), l’economia è votata al collasso e all’implosione. Profezia che oggi si sta appunto avverando. Onde la conversione del ministro dal “neoliberismo mercatista”, e dalla «finanza allegra», di cui egli è stato l’inventore in Italia, all’“economia sociale di mercato”, ad una sorta di “social-mercatismo”. Che però di “sociale” ha ben poco. A meno che Tremonti non pensi allo “Stato sociale” del ventennio. Quale infatti la ricetta del ministro per salvare le banche dal crack finanziario? Coprire i loro debiti con i soldi pubblici, cioè nostri. Così il Duce ci fece uscire dalla crisi del 1929: statalizzando le perdite e privatizzando i guadagni. Aggiungere alla ricetta tremontiana qualche ingrediente preso in prestito dalla dottrina etica e sociale della Chiesa, non cambierebbe di molto i risultati. E poi, al di là delle astratte prediche moralistiche, forse che la potenza economica e finanziaria della Chiesa e del Vaticano non si è adeguata alle stesse leggi del capitalismo globale? Forse che la gerarchia vaticana ha mai eticizzato l’attività economica, la propria e l’altrui? Chi non ricorda, tra l’altro, lo scandalo Banca Vaticana (Ior) – Banco ambrosiano, protagonisti i “tre banchieri di Dio”, il cardinale Paul Marcinkus, Roberto Calvi e Michele Sindona, con l’appoggio esterno, ma non tanto, della P2 di Licio Gelli?
La seconda scoperta, la triade “Dio, patria, famiglia”, annunciata da Tremonti all’ultimo meeting Cl riminese, è certamente anch’essa illuminata dalla luce del magistero papale. La triade, con significati opposti, fu invocata, come noto, da Mazzini e dal Duce. Ma non ad essi pensava probabilmente Tremonti a Rimini. Ma allora a chi se non al papa, al secondo papa, dopo Wojtyla, caro a Cl e all’integralismo religioso? “Dio”: il Dio ratzingeriano che entra nella «sfera pubblica, politica». “Patria”: l’Italia, o l’Europa, delle “radici cristiane”, del ritorno alla Christianitas versus l’islam. “Famiglia”: la famiglia del Compendio catechistico di Ratzinger, tradottosi negli ultimi anni in precise proposte legislative (sull’aborto, l’eutanasia, la procreazione assistita, i Pacs o Dico). In violazione del Concordato e della laicità dello Stato italiano. Su tali proposte è caduto il governo Prodi, privo dell’appoggio e della benedizione della Cei ruiniana e della Santa Sede. L’attuale governo ha capito la lezione, e si è subito allineato, docile e obbediente (vedi i salamelecchi e i baciamani del neoeletto Berlusconi in visita al Vaticano). Si è letto che in uno dei numerosi progetti legislativi del governo sul “fine vita” di Bagnasco, cioè contro l’eutanasia, si cita anche l’autorità spirituale di papa Ratzinger. Per i fondamentalisti, un governo “unto dal Signore”?
Comunque, sembra che con Tremonti sia stato folgorato l’intero governo. Ma non sulla via di Damasco, bensì sulla via che porta a Città del Vaticano.
(21 novembre 2008)
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