Tutta la verità, nient’altro che la verità

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A Firenze una mostra sul trompe-l’œil. Dalla leggenda di Zeusi e Parrasio al crack finanziario americano, e ritorno.

di Mariasole Garacci

Uno dei più celebri aneddoti della storia dell’arte è quello della competizione tra i pittori Zeusi e Parrasio narrato da Plinio il Vecchio: il primo dipinse un grappolo d’uva talmente simile al vero da indurre gli uccelli a tentare di beccarne gli acini, il secondo vi aggiunse un drappo dipinto con tale abilità da ingannare il collega pittore. Un episodio rivisitato dagli artisti come luogo leggendario e fondante dell’essenza stessa dell’arte, che -come diceva Bernini che di inganni si intendeva – “sta in far che il tutto sia finto, e paia vero”.

Proprio da una prolusione “sulle orme di Zeusi e di Parrasio” inizia la mostra di Palazzo Strozzi – curata dalla direttrice della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Annamaria Giusti – in cui attraverso le diverse sezioni è svolta una riflessione sulla natura dell’arte come apparenza e inganno, con particolare attenzione al labile confine tra trompe-l’œil e natura morta: attraverso la potenzialità simbolica di questo genere -pensiamo alla Vanitas– una riflessione dunque sulla natura paradossale di un’arte che nella propria capacità illusiva reca il suo messaggio e la sua verità.

Inganno degli occhi, illudere i sensi e la mente di ciò che non è reale. Ma anche palese ostentazione di un oggetto più vero del vero, iperreale. Non è solo il caso delle terrecotte policrome di Guido Mazzoni (Testa di vecchio, XV secolo), della raccapricciante ceroplastica didattica di Gaetano Zumbo (XVII secolo), fino alle sculture di Duane Hanson (Donna con bambino in passeggino, 1985) e Carole A. Feuerman (Moran, 2008).

Dalle mostre di frutti traslucidi, di caldi e vellutati vini in vetri preziosi delle nature morte della scuola di Delft (Willelm van Aelst, Natura morta con zucca, frutta e vasellame, 1652) fino alle nature morte americane del XIX secolo, che recuperano la vocazione moraleggiante di questo genere per irridere i pilastri di una società minacciata dalla crisi economica (Otis Kaye, D’-JIA-VU?. Il mercato azionario, 1937), passando per gli scarabattoli zeppi di mirabilia (Domenico Remps, XVII secolo): la quieta, misteriosa esistenza delle cose – come nella poesia di Borges immemori della mano del padrone che ha infuso loro un’anima – parla di noi senza parole, icasticamente.

Inganni ad arte. Meraviglie del trompe-l’œil dall’antichità al contemporaneo
16 ottobre 2009 – 24 gennaio 2010
Firenze – Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi
Orario: tutti i giorni, 9.00 – 20.00; giovedì 9.00 – 23.00
www.inganniadartefirenze.it

(14 dicembre 2009)

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