Tutto quel che ti dicono sulle Ong è falso (un libro smonta le fake news del governo)
Giacomo Russo Spena
In Italia c’è un’invasione biblica di migranti. Le Ong stringono rapporti con gli scafisti. Senza Ong non ci sarebbero più sbarchi. Le Ong sono dei comodi taxi del mare che facilitano i migranti a prendere la rotta del Mediterraneo. I porti sono chiusi. Tante, troppe le narrazioni tossiche, ormai accreditate come vere, su un tema così delicato e spinoso come quello sull’immigrazione. E la lista del fact checking è ancora lunga.
Nell’era della disinformazione Annalisa Camilli, giornalista di inchiesta che da anni si occupa di immigrazione, ha scritto il libro “La legge del mare” (Rizzoli, 233pp): un testo prezioso che tramite la sua testimonianza diretta, portandoci a bordo delle navi Mediterranea e Open Arms e, soprattutto, tramite la forza dei numeri, smonta punto per punto la propaganda del governo.
Innanzitutto, il libro decostruisce la psicosi di massa che vuole un’invasione dei migranti in Italia. Da recenti sondaggi emerge infatti che l’immigrazione sia sovrastimata: 1/4 del campione ritiene che 1 cittadino su 2 in Italia sia di origine straniera. Una differenza abissale tra percezione e realtà, tra numeri reali e propaganda razzista. Malgrado ciò, nei vari talk show televisivi si parla di “esodi biblici”, piano Kalergi sulla sostituzione dei popoli e di arrivo di “10milioni di nigeriani nei prossimi mesi”. Eresie volte ad alimentare un clima di paura che fa presa nell’elettorato medio.
Oltre a sancire la bufala dell’invasione – in Italia il numero di emigranti è maggiore di quello degli immigrati – nel libro ci si focalizza sull’attività delle tanto odiate navi dei soccorritori, ree di salvare le vite dei migranti in mare. L’autrice nota subito come, dal 2015 al 2017, ha assistito all’esplosione di un clima di sospetto verso i soccorritori, i volontari e chiunque pratichi la solidarietà: “Un clima – scrive – che si è diffuso in tutta Europa, in particolare nei Paesi governati dai partiti di destra”.
L’Italia ha da affrontare varie emergenze, in primis l’emergenza climatica. Da mesi, invece, nel Paese si parla soltanto di immigrati che, dati alla mano, non risultano (come abbiamo appena visto) essere un allarme. Come mai? A chi conviene un dibattito costruito su narrazioni tossiche, propaganda e fake news tale però da indirizzare l’opinione pubblica e, quindi, l’agenda setting del Paese, le elezioni e la formazione dei governi? Sicuramente al ministro degli Interni, Matteo Salvini, e ai suoi adepti – gli stessi che negano l’emergenza climatica e considerano Greta Thunberg una “rompiballe” – che stanno costruendo un impero di consensi sul clima d’odio. Così va letto lo scontro, tutto pretestuoso ed ideologico, tra il governo e le Ong. Uno scontro poggiato su bufale e affermazioni – come il fantomatico rapporto tra Ong e scafisti – mai dimostrate. Ma, si sa, Berlusconi ha fatto scuola: una bugia ripetuta centinaia di volte diventa verità.
Nel 2017 a dare l’incipit è stato il pm Carmelo Zuccaro, colui che ha intavolato un’inchiesta, avanzata dalla procura di Catania, che ipotizzava connessioni fra la criminalità organizzata e le Ong. Dopo due anni di lavoro, è stato lo stesso procuratore a chiedere l’archiviazione, ammettendo che non esistono prove in tal senso, con il gip che ha accolto la richiesta. Un colossale buco nell’acqua. Tesi poi confermata dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, il quale ha detto chiaro e tondo in un’audizione alla Camera che secondo lui “l’attività delle Ong potrebbe essere considerata illecita solo nel caso di un rapporto preventivo tra trafficanti e Ong, cosa finora mai provata”. Eppure – malgrado la giustizia dica altro – si continua a dibattere impunemente di “taxi del mare”, termine coniato dal grillino Di Maio, diventato lo sgabello di Salvini su temi come immigrazione e sicurezza.
Nella vulgata sovranista e cattivista le Ong vengono dipinte come “navi da crociera” dove i migranti farebbero happy hour, o si parla di stranieri “corposi e ben nutriti”, o che sulle imbarcazioni farebbero la manicure – un capitolo del libro è dedicato al caso delle unghie rosse di Josefa nel 2008 e alla propaganda dell’estrema destra – o ancora di “forza lavoro pagata dalla finanza mondiale per abbassare la manodopera in Italia”. Chi si schiera con chi salva le vite in mare diventa, in un istante, antipatriottico, pagato dalla Cia e, ovviamente, radical chic.
Camilli, attraverso un’opera di debunking, smaschera le tante fake news volte a costruire una post-verità di criminalizzazione delle Ong. Per ultima, l’accusa rivolta alle Ong di essere pull factor, cioè il fattore di attrazione che invita i migranti a prendere la rotta del Mediterraneo. I ricercatori del Goldsmiths College dell’Università di Londra nel 2017 hanno pubblicato un rapporto, Blaming the Rescuers (Accusare i soccorritori), che smentisce questa insinuazione a partire da un’analisi empirica dei dati e dal confronto con le mappe oceonografiche. L’analisi – si legge sempre sul libro – dimostra che un incremento degli arrivi era già stato registrato nel biennio 2014/2015, quando ancora non esistano navi delle Ong davanti alle coste libiche.
Ovviamente nel testo c’è il caso Diciotti, quello che ha acuito lo scontro tra il governo e le Ong fino al lancio sovranista dell’hashtag #portichiusi. Qui assistiamo ad un’altra narrazione tossica sostenuta da Salvini, ovvero che fermando i salvataggi delle Ong “buoniste”, si arresterebbe l’immigrazione clandestina. Bloccare i flussi è un’illusione ipocrita, politicamente insensata, venduta in maniera propagandistica dalle destre xenofobe e non solo. Oltre a venire meno i principi di solidarietà e i diritti umani sanciti dalla nostra Costituzione, è impossibile la paralisi delle migrazioni, in quanto essa è frutto di guerre e persecuzioni. Di questo l’Europa ne è consapevole. E, mostrando il volto più cinico e crudele, ha deciso in questi anni di spostare le frontiere, stabilite a Schengen, più in là: prima in Turchia e ora in Libia, con tutte le conseguenze che abbiamo visto dei trattamenti disumani nei lager libici. Solo Salvini può ancora considerare la Libia “un porto sicuro”.
Al di là dell’idea irrealistica di bloccare i flussi – che al massimo si possono gestire – e delle chiacchiere salviniane, veramente in Italia i porti sono chiusi? Neanche questo è vero, anche perché sarebbe cosa illegale e contraria a qualsiasi diritto internazionale. Altro dato significativo su cui riflettere: solo un migrante su dieci, fra quelli sbarcati in Italia, sarebbe arrivato a bordo delle navi di soccorso delle Ong.
Negli stessi giorni in cui l’opinione pubblica era concentrata sul braccio di ferro tra Salvini e la capitana Carola Rackete, a Lampedusa – nel silenzio generale – sbarcavano ad esempio 72 migranti in un colpo solo. A dimostrazione che pur annientando ipoteticamente l’attività delle Ong non finirebbe lo sbarco di migranti. Magari morirebbe qualche centinaio di persone in più, in fondo al Mediterraneo, questo sì.
Le Ong danno fa
stidio perché sono testimoni oculari di ciò che avviene in mare, meglio non sapere, meglio rimanere indifferenti di fronte alla morte di centinaia di persone in fuga da guerre e carestie. “Ma strappare all’acqua chi sta affondando è un dovere per ogni marinaio e per ogni nave”, ricorda Camilli per poi ribadire, in maniera solenne: “In mare non ci sono stranieri o cittadini, clandestini o rifugiati, ma solo naviganti e naufraghi”.
Subissati dalle sanzioni amministrative legate ai sequestri e alle confische, dalle multe e dalle spese legali, è guerra aperta alle Ong. Una guerra che – a livello di consensi – nell’immediato Salvini sta stravincendo. Ma la questione migratoria è troppo seria e complessa per essere affrontata a colpi di propaganda, per questo va smontato il frame narrativo composto da bufale e notizie distorte.
Il governo, oggi, parla di riformare in Europa il Trattato di Dublino che scarica sul primo Paese di approdo l’accoglienza del migrante – norma che penalizza gli Stati periferici come Italia, Grecia e Spagna – e allora perché delle 22 riunioni fatte ad hoc a Bruxelles, e presiedute dall’ex europarlamentare Elly Schlein, la Lega le ha disertate tutte e 22? Il M5S ha fatto peggio, votando persino contro la riforma del negoziato. E perché, ancora, la Lega è alleata dell’ungherese Orban, che è il primo a rifiutarsi di accogliere migranti e si oppone in Europa al meccanismo di quote?
Sono questi i nodi che, prima o poi, andranno affrontati. L’unica vera alternativa politica per il governo sarebbe costruire corridoi umanitari: così, in un colpo solo contrasterebbe sia le odiate Ong sia gli scafisti, perché non sarebbe più necessario il traffico clandestino di esseri umani. Purtroppo però Salvini non ne vuole sapere, altrimenti come farebbe ad alimentare l’odio e, su questo, ottenere consensi?
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