Un passo avanti
di Cinzia Sciuto
Adesso speriamo solo che cali il silenzio, e gli ultimi giorni di Eluana possano essere accompagnati dal rispetto e dal riserbo che sono dovuti in questi casi, e che in questi anni sono completamente mancati. La Cassazione ha messo la parola fine ad una lunga e vergognosa traversata del deserto a cui la famiglia di Eluana Englaro è stata costretta in questi lunghi 16 anni. Nessuno ormai potrà impedire al padre di Eluana di trasferire sua figlia in una struttura che sappia rispettare la sua scelta (che è anche quella più volte espressa da Eluana quando era in vita) di interrompere la tortura a cui una cultura autoritaria ha condannato quel povero corpo. Nessuno, se non l’ottusità e la meschinità di chi vorrà chiudergli la porta in faccia, rifiutandosi di accogliere Eluana. Per il Vaticano quest’uomo sarà un assassino: non è una forzatura, ma le parole chiare e inequivocabili che il cardinale Barragàn – il ministro della Salute del Vaticano – ha rivolto direttamente e senza alcun pudore allo stesso Beppino Englaro, in un confronto pubblicato su MicroMega. Beppino, e noi con lui, non se ne cura.
Una volta trovato l’hospice, verrà interrotto il trattamento di nutrizione artificiale e verranno assicurate a Eluana "misure di accudimento particolarmente attento per accompagnarla nel periodo che passerà tra la sospensione della nutrizione e la morte". Un periodo che il dott. Fanti – il neurologo che la segue – stima in un paio di settimane. A questo punto voglio rivolgere una domanda non a coloro che giudicano questo atto di amore e di rispetto un omicidio – che non sono neanche degni di essere trattati da interlocutori – ma a coloro che riescono a provare quel meraviglioso sentimento che è la compassione, nel senso letterale: quella capacità di soffrire del dolore altrui, di capirlo, di accoglierlo. A costoro io chiedo: perché non fare quel passo in più per evitare a Eluana anche quegli ultimi quindici giorni di deserto? Cosa sarebbe l’eutanasia, se non un’ovvia e amorevole conseguenza della decisione di interrompere la nutrizione e dunque di rispettare il desiderio di Eluana e della sua famiglia? E’ una domanda che non rivolgiamo al padre di Eluana, che ha già fatto fin troppo per consentire a questo paese di fare un passo in avanti. Ma è una domanda che noi non possiamo non porci.
(14 novembre 2008)
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