Un prete invita a scendere in piazza contro l’arcivescovo Scola

don Giorgio De Capitani

Dal momento che sul mio sito mi è stato proibito dalla Curia di Milano di criticare la nomina di Angelo Scola a Milano, vi mando un articolo da pubblicare eventualmente sul vostro blog.

Una chiesa gerarchica da decapitare! Pronti all’attacco!

Adesso arriva il bello della lotta,
che sarà dura, durissima,
senza diplomazia, e senza nemmeno l’ombra di quella viltà
che da sempre caratterizza una parte della chiesa,
quella gerarchica anzitutto, poi curiale,
e anche quella rappresentata da un clero succube,
e da istituti femminili sempre silenziosi!

Non ci lasceremo prendere dalla paura
di minacce, di scomuniche, di ritorsioni, di vendette,
e neppure convincere da quell’arte diplomatica
che è vigliaccheria e disonestà professionale
di chi dovrebbe essere un padre e non un poliziotto,
e neppure commuovere da predicozzi castra-coscienze
che promettono il paradiso in cambio dell’obbedienza cieca.

Che sia giunta l’ora della riscossa
lo vediamo dal segnale che è sotto gli occhi di occhi:
la nomina di un personaggio imposto
dalla diplomazia più oscena che mai e mai Milano
da millenni aveva finora subìto.

La Diocesi di Milano è stata sfregiata,
non tanto dal nome della nomina, ma dalla nomina del nome!

UNA VERGOGNA!

Ci dobbiamo ribellare a questo Vaticano
che – lo ripeto per l’ennesima volta –
ha conosciuto lungo i secoli, ma soprattutto in questi ultimi anni,
la più blasfema prostituzione al potere più corrotto.

E non se ne vergogna,
porcaccia di una miseria!

Non fa un passo indietro, no!,
rimane sì come se fosse l’orgasmo più sacro di questo mondo.

Pensavo che la Diocesi di Milano
restasse una eccezione:
che lo Spirito potesse liberamente soffiare “nuovo”.

Speravo… ma così stavolta non è stato.
Lo Spirito santo non ha soffiato,
il vaticano gli ha tarpato le ali.

Angelo Scola, non dirci subito cazzate,
non illuderci con parole accademiche e roboanti,
non ci cascheremo.

Noi milanesi guardiamo ai fatti, alle scelte,
alle decisioni, al messaggio evangelico.
Perciò non dare sfoggio di cultura,
tanto più che quella ciellina ci dà subito ai nervi.

Del Cristo di don Giussani ce ne freghiamo,
ci interessa il Cristo, quello radicale:
tutto il resto sono balle da lasciare
ai seguaci di Movimenti ecclesiali
che parlano anche bene, ma razzolano nella merda.

Inutili girarci attorno alle parole:
il tuo tanto sbandierato ecumenismo
è solo fumo buttato negli occhi,
e prendere le parole di Massimo Cacciari
come garanzia della tua onestà intellettuale
mi lascia del tutto indifferente,
conoscendo le diverse posizioni da kamasutra del filosofo veneziano
che prima ammirava Martini, e poi l’intellettuale di turno.

Martini era un gesuita, ma nessuno se ne è accorto,
Tettamanzi era un teologo moralista, ma nessuno se ne è accorto,
vorrei che nessuno si accorgesse di Scola ciellino,
ma sarà difficile, molto difficile:

Cl è come un marchio che segna,
pone un sigillo sulla testa,
lascia impronte indistruttibili nel proprio agire.

Tutti sanno le mie dure prese di posizione
contro i preti diocesani “ciellini”:
non per un giudizio sulla persona,
ma per una questione di principio:
un prete o è diocesano o è ciellino,
aut aut, non c’è una via di mediazione.

Del resto, uno che appartiene ad un Movimento ecclesiale
non potrà vivere in pienezza la spiritualità diocesana
e questo inciderà anche nel concreto.

Così direi di un vescovo diocesano:
non può essere ciellino!

A parte questo, la cosa veramente blasfema di Cl
è la sua scelta politica:
sostenere il governo di Berlusconi,
addirittura sostenere Berlusconi,
è quanto c’è di più anti-evangelico,
è quanto c’è di più orrendo,
è quanto c’è di più criminale.

Angelo Scola, ti rendi conto di tutto questo?
Non puoi distinguere tra il Movimento e la scelta politica:
è Cl in quanto tale che ha fatto questa scelta politica.

Per non parlare poi del braccio finanziario di Cl,
– Compagnia delle Opere (Cdo) –
che ha sostituto il vitello d’oro con appalti dorati,
con loschi affari che puzzano di stile mafioso.

Tu verrai a Milano in un contesto che ti rende indesiderato,
assolutamente indesiderato:
la tua presenza danneggerà quella spinta evangelica,
al di fuori di ogni compromesso con marchio ciellino,
che stava producendo i primi effetti positivi.

Sono stanco di ripetere le solite cose,
sono nauseato di essere costretto a ripeterle
perché la chiesa cattolica si è prostituita al dio denaro
– di cui i primi cultori sono quelli dei Movimenti ecclesiali –
ma ci sono momenti in cui la voce non deve cessare,
il cuore deve battere all’impazzata:

siamo in una fase di pericolo di involuzione
che non potremo permettere.

E allora, via libera alle contestazioni:

perché non trovarci in piazza Duomo,
e protestare perché siamo stati traditi?

via ogni remora, via ogni prudenza,
via ogni rischio di strumentalizzazione…

Studiamo il modo migliore e più efficace
per evitare l’irreparabile.

So che in Curia di Milano c’è malumore,
qualcuno teme di essere spedito in Africa,

so che in Diocesi tante comunità cristiane
hanno subìto uno shock,

so che tantissimi preti hanno arricciato il naso
e stanno a guardare con sospetto:

perché non uscire allo scoperto e gridare
tutto il nostro malcontento,
le nostre paure, i nostri sospetti?

Troviamoci tutti in Piazza Duomo
– fisseremo la data –
e gridiamo così forte la nostra rabbia
da far tremare il vaticano
– il nostro Duomo no! è troppo bello! –
e chiediamo allo Spirito santo che si tagli la testa
ad una gerarchia che è ormai un mostro!

(3 luglio 2011)

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