Un prete: “non chiedeteci soldi per pagare la visita di Ratzinger”
Giovanni Viafora
Un fremito profondo agita la Chiesa del Nordest, che si appresta ad accogliere la visita pastorale di Benedetto XVI, in programma il 7 e l’8 maggio prossimi (prima tappa ad Aquileia, finale a Venezia). A turbare la comunità è il quadro di eccessi e pretese, che, con la malagrazia di un ospite non gradito, sta anticipando il viaggio del Papa.
Inizialmente, a storcere il naso, era stata solo qualche anima candida. Era successo, per esempio, quando, ad inizio febbraio, si era saputo che la sartoria dei pontefici, la «X Regio» di Quarto d’Altino, aveva chiesto al governatore veneto Luca Zaia un contributo di ben 290 mila euro per la confezione delle vesti liturgiche, che saranno utilizzate durante la celebrazione della santa messa conclusiva di Parco San Giuliano, a Mestre. Poi era stata la volta dell’anticipazione sulle modalità di spostamento di Ratzinger, che in Laguna, dove un Papa manca del 1972, anno della storica visita di Paolo VI, si muoverà a bordo di elicotteri, jeep e motovedette. Anche in quel caso, però, ad agitarsi erano stati in pochi.
Oggi, tuttavia, il disagio della Chiesa del Triveneto sembra avvertirsi con sempre maggiore evidenza. L’ultimo segnale, in questo senso, arriva da un piccolo centro del Vicentino, Calvene, dove il prete del paese, don Moreno Bagarella, ha deciso di scrivere al settimanale diocesano (la «Difesa del Popolo») per dichiarare la propria indisponibilità a versare la colletta speciale, promossa dai vescovi di Veneto e Friuli, per l’arrivo di Benedetto XVI.
«Mi permetto di manifestare il mio dissenso –- ha affermato don Moreno nella sua lettera -– circa l’iniziativa dei vescovi di indire una colletta speciale per l’arrivo del Papa in maggio. Premetto che non metto in dubbio il valore della visita papale, ma vorrei comunicare il disagio dei parrocchiani di fronte al depliant mandatoci dalla curia e accompagnato dalle lettere dei vescovi. Il disagio – ha spiegato il sacerdote – è vedere come un evento così importante viene comunicato con un bollettino postale o con una colletta “consigliata”; cosa che a qualcuno fa subito esclamare: “Ecco un’altra occasione per la Chiesa di chiedere soldi».
Don Moreno dunque ha proseguito. «Ma è proprio il caso di fare questa scelta così “sobria e generosa” – si è chiesto il prete – in questo momento in cui le famiglie hanno qualche difficoltà a dare le solite offerte in chiesa? E quale idea di chiesa passiamo ancora una volta alla nostra gente? Questo inizio di preparazione mi sa sia un altro passo falso dei nostri “illuminati superiori”».
La lettera ha immediatamente acceso la discussione. «Le spese del viaggio del Papa sono state pensate fin dall’inizio dai nostri vescovi svincolate da richieste all’ente pubblico – ha subito provato a replicare don Renato Marangoni, segretario del comitato preparatorio Aquileia 2 –. E’ stata una scelta di libertà, che comporta però un impegno maggiore per le comunità stesse. Ed è importante ribadire che non si tratta di tassazione, ma di possibilità di offerta».
Con il parroco di Calvene, tuttavia, si sono schierati in molti. Laici, ma anche tanti religiosi. «Ho ricevuto decine di messaggi di solidarietà», conferma don Moreno. Il movimento critico sembra dunque allargarsi. E a dimostrarlo sono le parole, arrivate presto a ruota, di un altro sacerdote, don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati i costruttori di Pace, l’associazione nazionale di volontariato fondata a Padova nel 1985.
«Sono d’accordo con don Moreno – afferma don Albino –. E’ evidente che siamo ancora molto lontani da una concezione secondo cui il Papa sia un fratello nella fede. E siamo lontani anche da una concezione di servizio reale e non di servizio espresso dal potere. La posizione del Papa, purtroppo, rimane ancora legata a una concezione gerarchica della Chiesa, che in realtà il Vaticano II aveva superato. Gesù nel Vangelo non ha mai pensato ad una Chiesa gerarchica. E poi le visite del Papa costano un sacco di soldi anche alle autorità civili».
(3 aprile 2011)
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