“Una spiritualità oltre il mito”. La teologia di fronte alle scoperte della scienza

José María Vigil

In una società caratterizzata dalla crescita esponenziale delle conoscenze, tante persone, figlie allo stesso tempo della scienza e della fede, vivono in modo schizofrenico la loro duplice appartenenza. A loro, e a chiunque si interroghi sul senso della teologia cristiana di fronte alle scoperte della scienza, è rivolto il libro “Una spiritualità oltre il mito. Dal frutto proibito alla rivoluzione della conoscenza”, appena dato alle stampe dalla Gabrielli Editore, che si pone in linea di continuità con la riflessione già sviluppata nei due precedenti volumi della serie, “Oltre le religioni” e “Il cosmo come rivelazione”.
Curato dalla giornalista Claudia Fanti e dal teologo José María Vigil, il libro raccoglie gli interventi di alcuni dei maggiori rappresentanti della nuova teologia di frontiera: Matthew Fox, David Molineaux, Judith Ress, Ferdinando Sudati, Santiago Villamayor oltre che lo stesso José María Vigil.
Di seguito, per gentile concessione della casa editrice, pubblichiamo uno stralcio del testo di quest’ultimo.

Non si tratta più di “credere”


(…). Negli ultimi millenni, per un buon numero di religioni, la religiosità e la spiritualità sono consistite fondamentalmente nel “credere”, nell’accettare un certo insieme di credenze, per quanto potessero sembrare inverosimili o addirittura assurde, confidando ciecamente in Dio. E credere consisteva essenzialmente nella sottomissione della persona, della nostra comprensione. Così, la fede era una delle virtù fondamentali, senza cui era impossibile fare cosa gradita a Dio.
In una società sempre più segnata dalla scienza, non ha più senso una religiosità centrata sul credere, sulla rinuncia alla ragione, sulla sottomissione. (…). Le nuove generazioni si meravigliano del fatto che vi sia stata un’epoca in cui la religiosità fosse intesa come “credere a ciò che non si vede” (…). La spiritualità può essere da loro vissuta solo a partire da un sistema operativo differente.

Integrazione dei dualismi, senza più due piani diversi

È da 5-7.000 anni che viviamo con una visione scissa del mondo, dalla fine dell’età del rame, quando sono apparsi i primi miti sulla separazione del cielo e della terra. Ciò ha comportato la schizofrenia (esquizós frenós, mente divisa) del nostro mondo e della visione che ne abbiamo, ma, soprattutto, la grande scissione della Realtà: l’espatrio della divinità verso un cielo fuori dal mondo, da una parte, e la desacralizzazione e l’indebolimento della natura e del cosmo, dall’altra. Da allora, indeboliti anche noi, siamo vissuti alienati, dipendenti da un piano superiore capace di accaparrarsi tutto il valore fino ad allora risieduto in questo meraviglioso cosmo, e in noi con esso. Questa divinizzazione del cielo con la corrispondente demonizzazione della terra e della carne è stata una caratteristica millenaria dominante della religione-spiritualità, almeno di quella occidentale.
Con l’avanzare della conoscenza, la tendenza è a invertire quella schizofrenia introdotta con la separazione in due piani. Stiamo cercando di recuperare l’unità, di operare il riscatto della Terra e del cosmo. La spiritualità smette di essere del Cielo per tornare della Terra; smette di essere delle anime per appartenere anche ai corpi, all’essere umano integrale. La vita dell’anima, la salvezza dell’anima, l’andare in cielo o l’evitare l’inferno fanno parte di un tipo di religiosità in via di superamento. (…). Procediamo verso il riscatto di una spiritualità centrata sulla Sacralità della Realtà cosmica, del nostro Oikos Sacro, non più su un cielo immaginato al di sopra delle nubi o nel retro ontico della metafisica.
In campo religioso si cercherà pertanto di vivere come ciò che siamo, come Terra giunta a pensare, a conoscere, ad adorare, a riscoprirsi come Gaia, cosmo cosciente e sacro in evoluzione.

Svuotamento dottrinale-dogmatico

Nel loro desiderio di dominio, le religioni – e in particolare il cattolicesimo in quanto erede dell’impero romano – sono cadute nell’ossessione di elaborare la propria dottrina, de omni re scibile (in qualunque materia della quale si possa trattare), come dottrina ufficiale, ortodossa. Vale a dire: il controllo del pensiero di fronte a chiunque dissenta, considerato automaticamente eretico. (…).
Nella nuova epistemologia, la religione non ha motivo di avere una verità propria, una dottrina ufficiale, allo stesso modo in cui non ha un’opinione medica, o astronomica, o biologica proprie. In nessun campo la religione ha qualcosa da insegnare, qualcosa da imporre: essa dipende dal sapere autonomo dell’umanità, elaborato secondo i metodi della scienza, al di fuori di ogni imposizione dei vecchi criteri di tradizione, rivelazione o autorità. La ricerca della verità è un dovere e un diritto di libertà: nessuna religiosità è possibile a partire dal sacrificio dell’intelligenza o della libertà.

Spiritualità post-teista

Il sistema operativo teista tradizionale di molte delle nostre società religiose degli ultimi millenni è entrato da tre secoli in una crisi di legittimità epistemologica. Attualmente sembrerebbe una crisi terminale. I tempi per credere nei miti di separazione del cielo e della terra, con un inquilino esterno ma pronto a intervenire, collocato su un piano superiore, stanno volgendo al termine. Sono milioni i credenti che hanno smesso di credere in un theós perché non trova posto nella loro testa (problema epistemologico). Le istituzioni ecclesiastiche – inclusi il clero e la teologia ecclesiastica – si mostrano in generale incapaci di archiviare e riconvertire un concetto tanto tradizionale e radicato nel popolo semplice, di modo che l’emorragia di fedeli di livello epistemologicamente più critico, soprattutto tra i giovani, prosegue, e in maniera piuttosto grave. (…).
I tempi sono post-teisti, o, come precisano alcuni autori, "anateisti", tornando (aná) al Sacro Divino dopo aver superato il concetto ellenistico (theós). Cosicché la riconciliazione tra cristiani e atei, per esempio, non è solo possibile, ma reciprocamente benefica.

(24 gennaio 2020)






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