Una strada malfamata

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Presidente camerale,
a Alleanza nazionale
Fini celebra l’addio
e ha negli occhi un luccichio

mentre rende il giusto onore
al moral suo genitore:
“Di Almirante coi consigli
non siam più gli ultimi figli

di un paese di sinistra!
Finalmente si registra
la rivoluzione che,
grazie ad Alemanno e a me,

il paese salverà,
eia, eia, alalà!”
Oramai il futuro bussa
e la faccia di La Russa,

che di An fa il reggente,
dice quanto è promettente.
Pochi giorni corron via
e il più bello che ci sia,

il ministro Ronchi Andrea,
degli aennin lancia l’idea:
“Nell’amata Capitale
dedichiam, nel ventennale

della morte, ad Almirante
una via!” Raccapricciante
suona la motivazione
che il ministro ci propone:

“Almirante, nero e destro,
di noi tutti fu il Maestro!”
Anche se Ronchi s’incazza,
su Difesa della razza

Giorgio fu antisemita
e la storia ce lo addita
istruttor di picchiatori,
oggi bravi senatori.

Il fascista in doppiopetto
fu un razzista giovinetto
con azioni punitive
che la storia ci descrive.

Passa un giorno e in Campidoglio
c’è Alemanno con l’orgoglio
d’esser primo cittadino.
Parla fiero l’ex missino,

dopo il grande ribaltone.
Vanta la rivoluzione
che sarà conservatrice.
Chiama il Papa. Roma, dice,

solidale e insiem sicura,
la città della Cultura,
senza effimero perché
di quattrini non ce n’è,

la città del cinemà,
vero, quel che spot non fa.
Poi, la cosa più importante:
una via per Almirante,

per Fanfani, Berlinguer
e per Craxi, il masnadier.
Koalizion cimiteriale
per l’amata Capitale.

Il finale ci costerna:
“Viva Roma, l’Urbe eterna!”
Pur di avere via Almirante,
questo sindaco lattante

è disposto a tutto e, ahimé,
sulle targhe scritto c’è:
“A Almirante ed a Bettino,
alle botte ed al bottino.”

(30 maggio 2008)



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