Venezia, Matera e altre calamità: il governo stanzi i soldi dell’8 per mille

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«Con il paese messo in ginocchio dalle piogge di questi giorni risulta ancora più evidente l’urgenza di stanziare ogni fondo possibile per mettere in sicurezza il paese sotto il profilo idrogeologico e per far fronte alle calamità naturali, anche mettendo finalmente mano a una serie di privilegi che finora nessun governo ha voluto toccare».

È l’invito del segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), Roberto Grendene, di fronte alle emergenze di questi giorni. «Il governo – precisa – potrebbe per esempio cogliere l’occasione offerta dalla discussione della Legge di bilancio 2020 per modificare la legge 222/1985 che disciplina l’istituto dell’8 per mille, in modo che le scelte inespresse rimangano allo Stato. Si tratterebbe di più di mezzo miliardo di euro all’anno che potrebbero essere investiti per fronteggiare le calamità naturali, uno dei cinque usi possibili dell’8 per mille statale (insieme a “Fame nel mondo”, “Assistenza ai rifugiati e ai minori stranieri non accompagnati”, “Conservazione dei beni culturali”, “Edilizia scolastica”)».

«Le quote non espresse – spiega Grendene – sono quelle che non vengono destinate, perché il contribuente non firma né per lo Stato né per una delle confessioni religiose che ha accesso ai fondi e che, anziché rimanere nelle casse dello Stato, sono attualmente ripartite in proporzione alle firme ottenute. Un meccanismo che fa sì che la Chiesa cattolica con il 35% delle firme si aggiudichi l’80% dei fondi. Sono infatti solo quattro contribuenti su dieci a firmare per destinare l’8 per mille: poiché la maggior parte di loro (circa l’80%) sceglie la Chiesa cattolica, questa, in virtù di tale meccanismo, riceve ogni anno l’80% della torta, cioè più di un miliardo di euro».

«Se le quote derivanti dalle scelte non espresse rimanessero allo Stato – prosegue Grendene – si potrebbero finanziare opere di pubblica utilità e incoraggiare i tanti imprenditori, artigiani, commercianti e cittadini che stanno affrontando la perdita della casa o dell’attività lavorativa senza chiedere ulteriori soldi ai contribuenti e senza procedere a tagli di altri capitoli di spesa».

«Si tratta peraltro – prosegue il segretario Uaar – di uno dei rilievi mossi allo Stato a più riprese dai magistrati contabili della Corte dei Conti che per ben quattro volte [l’ultima alla fine del 2018] hanno ufficialmente formulato osservazioni, evidenziando in particolare cinque “criticità più rilevanti”. La problematica delle scelte non espresse e la scarsa pubblicizzazione del meccanismo di attribuzione delle quote; l’entità dei fondi a disposizione delle confessioni religiose; la poca pubblicizzazione delle risorse erogate alle stesse; la rilevante decurtazione della quota statale. Non facciamo passare altra acqua sotto i ponti. Perché il rischio è che gli argini continuino a straripare».
(19 novembre 2019)




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