Vignette “islamofobe”: parte la campagna diffamatoria in Germania
Alice Schwarzer
Pochi giorni prima di ricevere il premio giornalistico Hedwig-Dohm, la vignettista tedesca Franziska Becker – nota per la sua pungente ironia politicamente scorretta – sta subendo una campagna diffamatoria che la rimprovera di “razzismo” e islamofobia”. Le solite accuse che hanno un’unico scopo: mettere a tacere le critiche all”islamismo. La direttrice di EMMA invita a non abbassare la guardia.
, da EMMAonline
Sono passati quattro anni e mezzo da quando due islamisti assaltarono la redazione della rivista satirica francese Charlie Hebdo, aprirono il fuoco e uccisero dieci dei suoi collaboratori, quasi tutti disegnatori, oltre a due poliziotti. Motivo: una caricatura del profeta Maometto che ritenevano “offensiva”. Un fatto che provocò orrore in tutto il mondo (e giubilo fra i fratelli d’animo degli assassini) e aprì il dibattito su cosa la satira può, e anzi deve, fare.
Il prossimo 29 giugno la vignettista Franziska Becker, dopo diversi premi del settore vignette, riceverà il premio giornalistico „Hedwig Dohm“. Dohm (1831-1919) è stata una delle più argute e beffarde intellettuali del movimento delle donne e che oggi questo premio vada a una vignettista, il cui medium è l’insieme di parole e disegni, non è un caso. Dohm e Becker hanno diverse cose in comune. Entrambe non si limitano a deridere il mondo maschile, ma colpiscono anche quello femminile e persino lo stesso movimento delle donne. Sono decine le vignette nelle quali la vignettista di EMMA prende di mira la rigidità e talvolta il sentimentalismo nelle proprie stesse fila: femministe che fanno la maglia nei centri per le donne, separatiste che brandiscono mannaie nella terra delle donne, esoteriche attiviste per i diritti delle donne alla ricerca della dea… L’autoironia è sempre la migliore di tutte le ironie.
Un’altra cosa che accomuna le due donne è la severa critica alla religione, o meglio la critica all’uso delle religioni come strumento di oppressione delle donne da parte di presuntuosi fanatici letteralisti. Indimenticabile la vignetta nella quale un prete cristiano, attivista del movimento provita picchia una sua oppositrice con un cartello con la scritta “Difendiamo la vita”. Ma all’epoca non ci fu nessuna protesta dal Vaticano.
Dal 1991 (!) Becker fa satira anche sui fanatici nell’islam, sui promotori (e promotrici) della sharia e i propagandatori (e propagandatrici) del burqa. E lo fa con la solita forza. D’altronde è questo il compito della caricatura: irritare, aprire gli occhi grazie all’esagerazione grottesca. E anche in questo caso, non ci sono mai state proteste. Fino a oggi.
La giuria dell’associazione delle giornaliste ha opportunamente elogiato Becker per il suo “sguardo implacabile e schietto”. Eppure questo sguardo all’improvviso non sembra più benvenuto. L’ora dell’occultamento e della ideologizzazione, anzi della censura, è scoccata.
Ventotto anni dopo la sua prima vignetta anti-islamismo (non anti-islam!) improvvisamente Becker viene oggi accusata di “razzismo” e “islamofobia” per le sue caricature dell’interpretazione reazionaria dell’islam pubblicate nel corso di decenni. Una blogger tedesca di origini turche ha dato il là, e in molti – tra cui anche nomi importanti – l’hanno seguita.
Il giornalista Jacob Augstein (direttore del settimanale “Der Freitag” ed editorialista di “Der Spiegel”, n.d.r.) ha twittato: “Per quel che mi riguarda, una simile vignetta potrebbe essere uscita anche su ‘Jungen Freiheit’ (per i non iniziati: un foglio di estrema destra). E continua: “Le caricature vanno bene quando fanno i grossi piccoli, non quando colpiscono coloro che stanno comunque sotto. Per questo anche le caricature antiislamiche di Charlie Hebdo non andavano bene. È una questione di potere”.
Giusto. La satira dovrebbe sempre rivolgersi verso l’alto, non colpire chi sta sotto. Quindi per Augstein i musulmani stanno sempre sotto, per definizione. Il che è preoccupante, per non dire “razzista”. Per non parlare poi del fatto che dicendo che le vignette di Charlie Hebdo non andavano bene sta in qualche modo scusando, se non addirittura giustificando il massacro.
E poi: così come il prete che si atteggia ad attivista provita non può essere ridotto all’uomo della porta accanto ma è parte dell’ala destra di un potere mondiale, così i divieti di pensiero ed espressione invocati in nome dell’islam offeso non possono essere ridotti a una questione privata che riguarda singole persone, ma sono parte di una offensiva mondiale portata avanti dall’islam politico. Dietro i diktat della sharia – in vigore in circa 35 stati islamici nel mondo e che opprime e priva di diritti non solo le donne – e della sua propaganda che giunge fino nelle comunità islamiche dentro le metropoli occidentali si nascondono poteri molto forti, i petrodollari degli sceicchi e i predicatori ideologici in migliaia di scuole coraniche.
Una realtà che in molti non vogliono vedere, il che li rende degli utili idioti quando non dei manovali al servizio di questa nuova destra. Come dimostra la direttrice del magazine online “Edition F” Teresa Bücker – che si autodefinisce “sex-positiv” (ossia pro prostituzione) e sostenitrice del velo – che a proposito delle vignette di Becker ha scritto con sarcasmo: “Bah, fa venire le vertigini. Così apertamente razzista, soprattutto nei confronti delle donne che portano il velo”.
La scrittrice Carolin Emcke, che ha ricevuto il premio per la pace dei librai tedeschi (uno dei maggiori riconoscimenti letterari in Germania, n.d.r.) rilancia: “Chi è che fa parte della giuria? Così per curiosità…”. Che cosa voleva dire esattamente con questa domanda inquisitoria?
“Tutto ciò che è inusuale, tutto ciò che fa deragliare dai binari magici delle frasi fatte, dal pozzo profondo della quiete appare sempre immorale alla massa”, scriveva Hedwig Dohm, e continuava: “Ma ogni pensiero, se davvero è tale, è sempre in un certo senso eretico”. Ossia: il contrario del politicamente corretto. Non è certo compito della satira ripetere a pappagallo in modo pio quello che sta nei vari libri di preghiera di volta in volta annunciati. Compito della satira è pensare fuori dagli schemi, opporsi, irritare e in questo modo aprire gli occhi! Esattamente quello che Franziska Becker – che il prossimo 10 luglio compirà 70 anni – fa da 42 anni su Emma: un premio più che meritato dunque!
Naturalmente EMMA non si piegherà mai ai diktat della virtù imposti dai presuntuosi. Al contrario: EMMA è orgogliosa di essere stata la prima rivista al mondo – insieme a Charlie Hebdo – ad aver pubblicato nel 2006, in segno di solidarietà, le caricature di Maometto disegnate da Kurt Westergaard e uscite sul danese “Jyllands Posten”. Anche allora alcuni fondamentalisti islamici in tutto il mondo si sentirono “offesi”, vennero bruciati libri, vennero uccise persone e Westergaard subì pesanti minacce di morte tanto da dover sparire dalla circolazione insieme alla sua famiglia. La libertà di opinione e di pensiero può avere un prezzo molto alto. Ma non deve! Stiamo all’erta!
(traduzione di Cinzia Sciuto)
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