Walter va, i capibastone restano
di Gianni Barbacetto, da www.societacivile.it/blog/
Walter Veltroni lascia il vertice del Pd dopo la disfatta alle elezioni in Sardegna (dove non è stato Berlusconi ad aumentare i voti, ma il Pd a perdere i suoi). Walter ha deciso di non stare ad aspettare di essere impallinato dai colonnelli del partito dopo la prossima sconfitta, alle europee. È uscito di scena scegliendo lui il momento e lasciando il cerino nelle mani dei suoi fratelli-coltelli. Resta il fallimento di una strategia, quella del dialoghismo veltroniano, che ha fatto vincere, rivincere e stravincere il principale esponente dello schieramento a lui avverso. Neppure nominato in campagna elettorale e poi trattato da statista proprio mentre stava preparando il più formidabile attacco alla Costituzione mai visto, un golpe freddo servito con lo stravolgimento del sistema giudiziario, il bavaglio alla stampa, qualche legge razziale. L’avversario senza nome, proprio mentre si consumava l’ultimo atto della segreteria Veltroni, diventava il protagonista senza nome anche di una sentenza milanese che condannava a 4 anni e mezzo un corrotto (l’avvocato David Mills) restato senza corruttore, grazie al lodo Alfano, scudo spaziale salvapremier. Nessun brivido per questo ennesimo schiaffo alla legalità, nessuno scandalo, nessuna denuncia pubblica (né della politica, né dei tg) per il corruttore e per l’incostituzionale legge che lo ha salvato. Così Veltroni esce di scena. Ma chi resta con il cerino in mano – gli oligarchi, i signori della guerra del Pd, i capibastone di una casta immobile e impermeabile – non ha meno responsabilità di lui per la disfatta. Ho fatto un sogno: se ne andavano tutti, lasciando la scena vuota, ma almeno sgombra, pulita, pronta a un rinnovamento vero. Mi sono risvegliato, e ho trovato l’Italia di Sanremo.
Ps. Pippo Civati for president? Successo online per lo sconosciutissimo Giuseppe Civati, proposto per la guida del Pd. Uno scherzo, un paradosso, una goliardata. Ma se invece fosse una cosa seria? Pippo Civati è un giovane e brillante dirigente del Pd di Monza, fuori dalle oligarchie di partito. Certo è impensabile che arrivi di colpo ai vertici romani. Ma è impensabile solo in un partito blidato dalle oligarchie.
(19 febbraio 2009)
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