Musica dietro le sbarre

Giacomo Russo Spena

I Sex Pistols, arrestati in massa per la loro performance beffarda nei confronti della Regina. Poi ancora le Pussy Riot, Patty Pravo, David Bowie e tanti altri racconti. Nel libro “Jailhouse rock. 100 musicisti dietro le sbarre” due attenti osservatori del carcere si focalizzano su un aspetto ai più sconosciuto. In un momento in cui nelle galere nostrane regna l’inciviltà.


I numeri della vergogna. Oggi in carcere ci sono 67mila detenuti, solo 47mila i posti a disposizione. Celle da cinque metri quadri per tre persone. Condizioni igieniche pessime. Un tasso di sovraffollamento pari al 142,5 per cento (oltre 140 detenuti ogni 100 posti), mentre la media europea è del 99,6. Ad un mese dalla fine dell’anno, 93 sono i detenuti morti in carcere, di cui 50 per suicidio. E pensare che Voltaire misurava la civiltà di un Paese dalle sue carceri. L’Italia in tal senso è barbara e cieca.

Di fronte a tale emergenza non si riescono a prendere misure adeguate come l’abrogazione di quelle leggi causa del sovraffollamento: la Bossi-Fini sull’immigrazione, la Fini-Giovanardi sulle droghe e la ex-Cirielli sulla recidività in primis. Poco o niente ha risolto il ministro Severino. E intanto Marco Pannella è in fin di vita chiedendo l’amnistia e più in generale ponendo l’attenzione sul dramma carcerario. Proprio due persone dell’associazione Antigone che si battono contro la vergogna della patrie galere hanno focalizzato un aspetto specifico della prigione: ma davvero esistono anche cento musicisti che hanno varcato la soglia del carcere? Viene da chiederselo, leggendo il libro “Jailhouse rock. 100 musicisti dietro le sbarre”, di Patrizio Gonnella e Susanna Marietti (Arcana Editrice).

“Non c’è mestiere più rischioso di quello del musicista”, si legge nel retro della copertina. E non solo dalla musica rock, l’ambiente trasgressivo per antonomasia del nostro mondo, provengono le storie qui raccolte. Anche il jazz, il blues, il country, il soul, la dance music e perfino la musica leggera hanno visto dietro le sbarre autorevoli rappresentanti. Uno spaccato, quindi, particolare e mai analizzato del carcere.

I due autori raccolgono cento storie tra le tantissime che potevano raccontare. La scelta incrocia vari e differenti fattori, così da riportare un panorama variegato di avvenimenti. Epoche musicali diverse e diversi Paesi, tipologie di reato variopinte, modalità di esecuzione della pena differenti. La tromba di Chet Baker lasciata a svernare nel carcere di Lucca, dove il grande jazzista la suonava nel chiuso della cella. “La sera, quando la città si faceva silenziosa, questa musica riempiva l’aria. Le persone andavano sotto le mura della prigione per ascoltarla. Ci fu addirittura un appassionato, proprietario di un negozio di musica da quelle parti, che si appostò con un mangianastri e registrò un bootleg”. L’attivista Joan Baez, arrestata durante una protesta contro la guerra in Vietnam, mentre tentava di impedire ai giovani di arruolarsi. È nella prigione dove fu rinchiusa che conobbe il suo futuro marito.

Ozzy Osbourne, cui la moglie aveva nascosto i vestiti per impedirgli di uscire a comprare alcol, che fu arrestato in abito da donna mentre faceva la pipì sul monumento nazionale texano per eccellenza, l’Alamo. Il grande musicista nigeriano Fela Kuti, padre dell’afrobeat e attivista contro il potere militare. I Sex Pistols, arrestati in massa per la loro performance beffarda nei confronti della regina. E ancora i tre Beatles su quattro che hanno conosciuto la galera, le Pussy Riot che la conoscono ancora oggi, Roberto Murolo che ha visto la carriera bloccata da un’accusa infondata di pedofilia, Patty Pravo che cantava le sue canzone per allietare le compagne di Rebibbia.

Fino ai drammatici episodi che hanno coinvolto i cantautori sudamericani nei tempi delle dittature. Il più drammatico, quello di Victor Jara imprigionato nello stadio di Santiago il giorno del golpe di Pinochet e lì dentro torturato a morte.
“Jailhouse rock” attraversa i decenni e i continenti, tra eventi tragici e accadimenti ironici. Le storie che racconta si tirano l’una con l’altra nella lettura, per la curiosità che insorge attorno ai grandi personaggi che hanno per protagonisti nel momento a volte canzonatorio e a volte troppo serio del loro incontro con la giustizia. Sullo sfondo di questi racconti, si legge la storia con la esse maiuscola, quella che ha attraversato il nostro mondo dal dopoguerra a oggi, fuori della musica e al suo interno, con le trasformazioni e il ruolo sociale che essa ha nel tempo acquisito, perso, trasformato.

Questo libro nasce da una trasmissione radiofonica che porta il medesimo titolo, in onda settimanalmente su Radio Popolare e giunta ormai alla sua terza stagione. Una trasmissione musicale, ma anche una trasmissione attenta a quel che accade dietro le sbarre. E non soltanto alle rockstar. Patrizio Gonnella e Susanna Marietti sono da molto tempo impegnati con l’associazione Antigone nella tutela dei diritti umani all’interno delle carceri. Alla trasmissione collaborano due redazioni di detenuti che lavorano dentro Roma Rebibbia e Milano Bollate. Ogni settimana realizzano un giornale radio dal carcere (Grc) in onda all’interno di “Jailhouse rock”. Da Bollate, inoltre, una band di detenuti esegue in ciascuna puntata una cover dell’artista di volta in volta trattato. Una collaborazione virtuosa, che in una trasmissione allegra e musicale è riuscita a dare voce a chi di solito si usa far stare in silenzio.

(18 dicembre 2012)



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