Un Salvini ancor più pericoloso, poiché legittimato da Netanyahu

Annamaria Rivera



V’è qualcosa di paradossale e perverso negli atti e nelle omissioni più recenti compiuti dallo sconcertante ministro dell’Interno: in realtà, un factotum che si occupa d’interni, d’esteri e d’altro, e ricopre qualsiasi ruolo, da quello di primo ministro fino al più basso, pur di fare propaganda alla maniera del Minculpop in riedizione digitale.

Allorché, il mattino del 10 dicembre scorso, a Roma, veniva scacciata dall’ex fabbrica della Penicillina la cinquantina di persone che vi erano rimaste, il ministro della Propaganda si presentava lì, come fosse un poliziotto o un qualsiasi curioso. E ciò al fine di approfittare di uno sgombero (come tanti, purtroppo) per dirsi poi – sulla sua pagina Facebook, ovviamente – "orgoglioso di questo intervento di legalità, pulizia e sicurezza atteso da anni".

Poche ore prima, nel corso della notte, nel centro di Roma, in via Madonna dei Monti 82, si consumava un atto ignobile di vandalismo antisemita: venivano divelte e rubate, forse anche distrutte, venti pietre d’inciampo, realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig e dedicate alla memoria di membri delle famiglie Di Castro e Di Consiglio, vittime della Shoah. Ben lungi dall’indossare un qualche abito da corretto ministro dell’Interno per precipitarsi lì a condannare in pubblico un’azione tanto moralmente abietta quanto politicamente funesta, Salvini non ha speso una sola parola e neppure un tweet o un post: neanche per opportunismo.

Egli avrà pensato che il viaggio ufficiale in Israele, con annessa visita allo Yad Vashem (il memoriale della Shoah), sarebbe stato più che sufficiente a sbiancare la camicia nera nascosta sotto gli abiti casual. Quella che di tanto in tanto gli ispira parafrasi quali "Tanti nemici, tanto onore!", postata il 29 luglio scorso, giusto il giorno della nascita di Mussolini. Per non dire del luogo comune fascistoide, da uomo della strada, pronunciato il 26 gennaio di quest’anno in polemica col presidente Mattarella: "Che sotto Benito Mussolini si siano fatte tante cose e si sia introdotto il sistema delle pensioni è negare l’evidenza".

Nei giorni scorsi, in un editoriale del quotidiano israeliano Haaretz si ribadiva che "Salvini dovrebbe essere persona non gradita in Israele": un’opinione condivisa dal gruppo di dimostranti che lo hanno contestato davanti allo Yad Vashem, su iniziativa del deputato comunista Dov Khenin. Questi ha dichiarato che la visita al memoriale da parte del leader dell’estrema destra in Italia, il quale loda Mussolini e perseguita le minoranze, è un affronto alla memoria dei sopravvissuti alla Shoah. Purtroppo, ben più caute (per usare un eufemismo) sono state tre personalità della comunità ebraica italiana, che hanno deciso, addirittura, di accompagnare il ministro della Propaganda al Muro del Pianto.

Si aggiunga che, nel corso della sua visita, Salvini ha collezionato una serie di gaffe: la più grave quella sui "terroristi islamici di Hezbollah", cioè coloro che hanno combattuto in Libano e in Siria contro l’Isis e Al-Qaeda, fra l’altro liberando villaggi cristiani come quello di Maalula. Una tale cantonata, forse dettata da ignoranza, ha scandalizzato non solo i vertici dei caschi blu dell’Unifil, attualmente sotto comando italiano, ma perfino il ministero della Difesa.

Conviene citare, inoltre, quella che fin’oggi resta l’opera più coerentemente reazionaria, razzista, anticostituzionale compiuta da Salvini con l’accordo dei suoi sodali di governo: mi riferisco al suo decreto-sicurezza, ormai divenuto legge. La quale si pone, certo, sulla scia delle due leggi Minniti e Minniti-Orlando, l’una volta a punire e mettere al bando ogni sorta di marginalità urbana; l’altra a restringere drasticamente il diritto d’asilo e ad accelerare la macchina dei rastrellamenti e delle espulsioni.

E tuttavia quella voluta dal ministro factotum rappresenta indubbiamente un salto di qualità, per così dire, poiché ancor più palesemente introduce nell’ordinamento italiano misure tali da configurare una sorta di apartheid giuridico (per riprendere la formula usata da alcuni illustri esperti di diritto): del tutto incompatibile non solo con la nostra Costituzione, ma anche con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e con la Dichiarazione universale dei diritti umani.

Ricordo, sia pur sinteticamente, che essa abroga il permesso di soggiorno per motivi umanitari; impone un’ulteriore stretta al diritto d’asilo; ridimensiona drasticamente la possibilità di accoglienza negli sprar; interdice ai richiedenti-asilo l’iscrizione all’anagrafe, quindi l’accesso alla residenza; allunga ancor più, fino a centottanta giorni, il tempo di "trattenimento" nei Cpr (ex Cie-Cpt); rende ben più difficile l’ottenimento della cittadinanza italiana, anche per chi sia sposato/a con un cittadino/a italiano/a; estende ulteriormente il cosiddetto daspo urbano, introdotto da Minniti; autorizza le polizie municipali dei comuni con più di centomila abitanti a far uso di taser, sia pur in forma "sperimentale"; reintroduce, infine, il reato di blocco stradale (ch’era stato depenalizzato nel 1999) e prevede pene fino a dodici anni di carcere per ogni forma di assembramento.

Quest’ultima misura, contenuta nell’articolo 23, gravemente lesiva delle libertà civili di tutt* noi e tendente a incrementare il potere discrezionale delle forze dell’ordine, è destinata a colpire ancor più le persone immigrate: oltre a rischiare la detenzione, potrebbero perdere il diritto al soggiorno solo per aver partecipato a una manifestazione.

Inferiorizzando e rendendo più vulnerabili le persone di origine immigrata, aggravandone la condizione giuridica, sociale, economica, si ottiene lo scopo di rafforzarne lo statuto sociale di capri espiatori, a disposizione della Lega per far propaganda, consolidare e allargare il consenso, esercitare egemonia. A ciò si aggiunga che, secondo vari sondaggi, negli anni più recenti pure l’antisemitismo è in crescita in non pochi paesi europei, Italia compresa; e ciò anche grazie al ruolo decisivo giocato dai social network.

C’è da temere, dunque, che la "sbiancata" israeliana di cui si diceva non farà che legittimare ancor più la strategia razzista, sicuritaria, liberticida di Salvini.

(14 dicembre 2018)




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